Una settimana fa la terribile morte di un giovane trentenne di origine marocchine, Jouners El Kadiri, che ha perso la vita dopo essersi tuffato in mare nel litorale messinese e precisamente in zona Paradiso.
In esclusiva per Messinaora.it il racconto di uno di quei messinesi che hanno tentato di salvare il giovane, che hanno visto quanta gente si è mobilitata, e che vuole raccontare quanto accaduto anche alla luce della vergognosa eco che è seguita alla notizia. Il riferimento è ad una foto, apparsa sia sui social network che su diverse testate online, scattata quando ormai i momenti più concitati erano trascorsi, e si stava attendendo l’arrivo del magistrato. Grande l’indignazione sollevata dallo scatto, ma come spesso accade, la comunicazione e l’informazione non sempre vanno di pari passo con la verità sostanziale dei fatti.
Noi vi vogliamo raccontare quello che è accaduto prima di quello scatto: immagini che ci giungono direttamente dal racconto di un giovane messinese, Gualtiero Palermo, che ha tentato invano di soccorrere il ragazzo. Ecco la sua testimonianza.
“Alle 14:00 mi sono recato in spiaggia. Alle 14:45 circa sono arrivati questi due ragazzi, di cui uno mi aveva pure salutato. Alle 15:00 si sono fatti il bagno ed immediatamente uno dei due ha gridato aiuto. Siamo corsi nella battigia per recuperare il ragazzo e distenderlo in spiaggia (fortunatamente non si erano allontanati dalla costa). Abbiamo chiamato il 118 e nel frattempo già una ventina di persone si erano raccolte intorno a lui. Chi faceva il massaggio cardiaco, chi la respirazione bocca a bocca, chi aveva preso una tovaglia per riscaldarlo, chi una tavola sotto la testa; un ragazzo è saltato da una barca che transitava da li e, a nuoto, è corso subito in aiuto. Nel frattempo già un centinaio di persone assistevano dalla pista ciclabile, intasando il traffico dell’adiacente via Consolare Pompea. Dei soccorsi ancora nemmeno l’ombra. Dopo 20 minuti è arrivata la polizia provinciale che si trovava li per puro caso e poi, finalmente, due ambulanze, l’auto medica e l’elicottero partito dal presidio ospedaliero del Papardo. Infine i carabinieri. Ci siamo messi da parte per dar spazio ai professionisti e trascorsi circa 60 minuti, tra defibrillatore, flebo, aspiratori e via dicendo, tra le lacrime e la rabbia dei bagnanti, è stato constatato il decesso.
Coperto da uno speciale telo (e non lenzuolo) in attesa che arrivasse il furgone per portarselo via, tutto è tornato alla “normalità”. Mi sono bagnato per l’ultima volta e sono tornato a casa rattristato e al tempo stesso meravigliato e stupito. Perché? Perché non avevo mai visto così tante persone accorate e buone. Ho avuto la sensazione di trovarmi in mezzo ai “santi”. Un’intera comunità, che si è fatta forza, si è data coraggio e ha fatto il tutto e per tutto per salvare la vita allo sfortunato Jouners.
Mi sono davvero emozionato – continua Gualtiero – , mi sentivo fiero di appartenere a questa città. Quel ragazzo era uno di noi, era il nipote della donna che ha tentato di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca, era il fratello di quello che si è tuffato dalla barca, era lo zio di chi, per tutto il tempo prima dell’arrivo dei soccorsi, gli aveva fatto i massaggi cardiaci, era mio amico.
Quel lunedì pomeriggio, Jouners El Kadiri era uno di noi. Era di tutti! Fotogramma che non dimenticherò facilmente. Fotogramma che, in realtà, è già stato dimenticato per essere sostituito da un altro ben diverso e fuorviante. Ed ecco leggere d’indifferenza, di atteggiamenti vergognosi, di scuse pubbliche. Così che la “massa” che non ha visto nulla, che non ha conosciuto i fatti, come il “coro” di una tragedia punta il dito verso se stessa. Si autoaccusa, si fustiga e si condanna.
Mi chiedo e vi chiedo: Può l’atteggiamento di un numero esiguo di essere umani (quei pochi bagnanti ripresi in foto) essere condizione necessaria e sufficiente per tale abominevole giudizio? Il tema dello “straniero” (squallido retaggio di un fu trascorso ventennio), straniero malvagio, violento e puzzolente quando uccide e danneggia; povero, indifeso e “solo” quando muore per propria “negligenza”, può cancellare e sotterrare l’enorme gesto di solidarietà di decine di persone pronte a salvare un loro “fratello”? Certo che no!!!
Per una volta, possiamo mettere da parte l’anagrafe e le carte d’identità, possiamo mettere da parte le “pubbliche scuse” del neo assessore Mantineo, i giudizi affrettati, le condanne ad una collettività “cattivona e razzista” e riflettere su un solo punto? Straordinario e grande è il cuore di un essere umano al contrario di quanto infimo e piccolo è quello di chi ha scattato la foto “shock”. Quello scatto sciacallo del dolore e della compassione – conclude Gualtiero- è stato il vero gesto d’INDIFFERENZA! Chiedo scusa a quelle buone anime, a quei tesori di persone, che hanno fatto di tutto per salvare il nostro amico Jouners”.