Il Pd messinese alla resa dei conti in un’assemblea che si preannuncia ad alta tensione. La sonora sconfitta decretata dalle ultime amministrative, che ha portato alla luce i conflitti interni al partito messinese, si è chiusa con le dimissioni del Coordinatore Provinciale del PD, Patrizio Marino, e della Tesoriera Provinciale del PD, Cettina Cannavò. I dirigenti, criticati soprattutto dall’area renziana, vittima e carnefice di un elettorato che non ha gradito certe scelte dell’apparato di via I settembre, hanno rimesso il mandato nelle mani di Angela Bottari, che come da Statuto, nella qualità di Presidente, ha convocato l’Assemblea Provinciale del PD per le relative determinazioni.
L’Assemblea, convocata per lunedì 8 luglio alle 18, affronterà anche l’analisi della situazione politica alla luce dei risultati elettorali.
L’ ordine del giorno, nel dettaglio, prevede: Dimissioni del Coordinatore Provinciale, Patrizio Marino, e relative determinazioni; Dimissioni della Tesoriera Provinciale, Cettina Cannavò, e relative determinazioni; Analisi della situazione politica ed iniziative conseguenti; Varie ed eventuali.
All’Assemblea parteciperanno il Responsabile Nazionale d’Organizzazione del PD, on. Davide Zoggia, ed il Segretario Regionale del PD, on. Giuseppe Lupo.
Sarà un passaggio chiave per il futuro del Pd cittadino, con importanti decisioni da assumere, che richiederanno anche votazioni. Sarà importante capire se durante l’assemblea si discuterà anche della “questione morale” sollevata dalle ultime inchieste sul mondo della formazione, che hanno coinvolto due massimi esponenti del partito messinese, l’on. Francantonio Genovese e il cognato deputato regionale Franco Rinaldi e che hanno contribuito a spaccare ulteriormente il partito. Sarà la prima riunione ufficiale post elezioni, e certamente non si potrà che ripercorrere le tappe di una campagna elettorale per Felice Calabrò, analizzando le “mosse sbagliate” che hanno contributo ad alimentare le critiche su un partito che deve ristabilire la sua appartenza ad una cultura di sinistra, screditata a vantaggio di scelte che agli stessi iscritti sono sembrate troppo “democristiane”.