Di Clarissa Comunale – Siamo seduti allo stesso tavolo e negli sguardi che si incrociano tra i commensali molti dubbi e tanta curiosità su quello che potrà accadere a La Cena, in scena presso il Foyer del Teatro Vittorio Emanuele di Messina. Una tavola imbandita e un bicchiere di vino per ogni partecipante, servito da Fangio (Cristiano Marzio Penna), accolgono gli spettatori-attori-protagonisti di un evento importante: il ritorno della figlia Giovanna (Chiara Condrò) alla casa del padre (Andrea Tidona), in compagnia del fidanzato Francesco (Stefano Skalkatos).
È il teatro della persona quello di Manfrè, nel testo del ’93 di Giuseppe Manfridi, in cui si abbattono tutte le regole scenografiche: nessun palco, nessuna recitazione frontale allo spettatore, ma l’evento nudo e crudo, in cui il pubblico è completamente immerso e partecipa con le sue emozioni, il suo sguardo, i suoi gesti incontrollati tra le posate. Il simbolo, che nella catarsi dall’antichità esprime il cuore del teatro, viene reinventato e si rinnova in una nuova veste: l’imprevedibile, l’obsoleto, l’esagerato, il puro.
Andrea Tidona guida le fila della trama nei panni di un padre-padrone che controlla tutto, beni materiali e immateriali, benessere economico e fisico, potere nella parola e nelle azioni. Soggioga la figlia Giovanna, la finta ribelle che ritorna all’ovile dopo la fuga dal padre, affiancata da Francesco, l’uomo contraltare della figura paterna, rinchiuso nelle sue insicurezze e nei suoi costosi “insomma”. E quanto pesano le parole lo sa bene Andrea Tidona che gioca come un equilibrista e da astuto pedagogo al sovvertimento delle emozioni di Giovanna e Francesco, fino all’inserimento del “terzo”, Fangio, unico personaggio che mantiene una certa sua integrità.
Entro tale gioco delle parti tutto può accadere e i commensali sono “spettatori” attoniti e silenti della trama che, tuttavia, nel suo testo riporta tematiche importanti: l’amore cercato, la voglia di riscatto, l’incapacità di decidere, perfino il valore del denaro così effimero, ma necessario.
Giovanna, interpretata in maniera impeccabile da Chiara Condrò, è colei, però, che alla fine ha la forza. È quella forza femminile capace al vero cambiamento, al rilancio dei dadi, al rovesciamento dei piatti in tavola.
Uno spettacolo, dunque, che non è uno spettacolo, né una grande abbuffata, ma una serata a cui siete stati invitati per “cena”.
FUORI ABBONAMENTO DAL 14 AL 22 MAGGIO
FOYER DEL TEATRO VITTORIO EMANUELE
LA CENA
di Giuseppe Manfridi
con Andrea Tidona
Chiara Condrò e Stefano Skalkotos e Cristiano Marzio Penna
progetto teatrale e regia Walter Manfrè
produzione Teatro della Città