di Fra Giuseppe Maggiore– Ieri mentre ero per strada, ho saputo delle scritte razziste apparse lungo una via di Granatari a Messina, proprio vicino ad una casa che ospita dei fratelli migranti… si proprio così, fratelli. La non accettazione dell’altro come persona, come fratello è il motivo di quelle scritte che condannano a morte dei ragazzi che proprio dalla morte sono scappati non una volta ma diverse volte.
Non starò qui a raccontarvi la cronaca dell’episodio, desidero semplicemente condividere con voi una riflessione per capire chi siamo, in quale direzione stiamo andando, e quali sono gli obbiettivi.
Qualche giorno fa, esprimendo un mio pensiero, naturalmente pro accoglienza su Fb ho ricevuto un commento da un ragazzo che scrive queste testuali parole: “Anche lei è un italiano e facendo queste riflessioni dimostra quanto ci tiene alla sua nazione. Sono d’accordo sulle decisioni prese dal ministro Salvini. L’Italia non è la casa di accoglienza di tutti. Lo stato è laico e le decisioni vengono prese al di fuori di quello che pensa la chiesa.”. Partendo dal presupposto che ognuno di noi è libero di stare con chi vuole e di avere un proprio pensiero e di conseguenza esprimerlo, ma il fondamento del nostro pensare qual è? Credo sia davvero urgente iniziare a pensare con il cuore: senza barriere, preconcetti o tabù, e senza altro dogma che la ricerca costante del Bene. Un cuore che si nutre del bello, del buono, di ciò che esprime condivisione e solidarietà, è la base di un pensiero che aiuta a fondare una civiltà priva di guerre e di violenze che non è una prerogativa della Chiesa ma dell’uomo che allarga i confini e li percepisce in maniera diversa, perché l’unico confine da difendere è proprio l’essere umano.
Il ragazzo sopracitato, come tantissimi altri in Italia, portano come esempio da seguire Salvini, siamo sicuri che lui abbia un pensiero fondato sulla vera giustizia e che garantisca il bene altrui? Che faccia scuola di pensiero, non ho dubbi, che la folla lo acclama è un dato di fatto, ma acclamava anche Barabba preferendolo a Gesù, acclamava anche Mussolini o Hitler, così come ha acclamato e continua ad acclamare tantissimi altri dittatori di diverse ideologia politiche che hanno imposto il loro pensiero di odio e morte, inculcando un modo di pensare nazionalista, dove il diverso è un nemico da respingere, o nei migliori dei casi da eliminare.
Noi siamo ciò che ascoltiamo e ciò che leggiamo ovviamente se… leggiamo.
Il fascismo, e tutto ciò che da esso nasce certamente è figlio dell’ignoranza e non della cultura.
C’è chi è convinto di esprimere un proprio pensiero imbrattando i cimiteri, i monumenti che esprimono sacrificio, accoglienza e solidarietà, o i muri dei quartieri della propria città con svastiche, fasci e scritte che esprimono disumanità e c’è chi cancella questo scempio manifestando il bello come contrasto all’odio.
Grazie alla scuola di pensiero salviniano oggi ci si sente legittimati ad approvare o a compiere gesti che certamente non esprimono umanità: insultare, denigrare, respingere, odiare, sono i nuovi verbi che sostituiscono accogliere, amare, promuovere o incoraggiare. Il gesto compiuto a Messina così come qualche settimana fa a Melegnano o in tantissime altre città italiane e europee, denota una mancanza di coraggio nell’esprimere una propria opinione o critica in termini civili ed educati.
In una democrazia matura il confronto e la critica alle persone o alle istituzioni andrebbero fatte seguendo altre strade, non queste, che sono segno di viltà e omertà.
Un esempio da seguire è certamente Pier Paolo Spinazzè, artista che da 15 anni copre le scritte, gli insulti, i graffiti con simpatici e colorati disegni di cibo.
Un’ arte “civica” per contribuire a riportare il bello e coprire l’odio e l’ignoranza con cui sempre più spesso sono deturpati i muri delle città. Potrebbe essere un’idea anche per Messina dove non mancano artisti con un cuore davvero pensante. Esperienza fatta a Palermo, dove nella settimana tra il 21 e il 27 luglio 2018, cinque artisti hanno dipinto delle grandi pareti esterne del famoso quartiere Badarò, dando quel tocco di bellezza e di arte e rendendolo accogliente e solidale.
“L’arte e la bellezza salverà il mondo”, l’abbiamo imparato dai greci, e questa intuizione ha attraversato i secoli. San Francesco che era un poeta e un esteta di eccezionale livello, “nel bello delle creature e del creato vedeva il Bellissimo,” questa percezione ha arricchito la nostra comprensione dell’essere con la dimensione della bellezza.
Un altro esempio di cuore pensante per la protezione del bello, che si è costruito con molta fatica e sacrificio è dato dalla Diocesi di Prato. Con una lettera aperta, alcuni uffici pastorali diocesani hanno dimostrato chiaramente il loro disappunto nei confronti dei militanti di Forza Nuova, che, proprio a Prato è stata convocata una manifestazione “Contro l’immigrazione” in occasione del centesimo anniversario della fondazione dei Fasci italiani di combattimento. Così si legge nella lettera: “Prato è stata sempre una città aperta e accogliente, […] il fratello si è sempre sentito a casa sua, non è stato mai respinto. Il prendersi cura e il rispetto, il non disprezzo e l’accoglienza, il lavoro e la sua dignità sono stati alla base della convivenza civile della città. Perché vuoi venire a turbare e intimorire chi con fatica ha costruito una città mite, pacifica, facente parte di un condominio planetario? Per meri interessi elettorali? Per diffondere una cultura della violenza?”
Lettera che ancora una volta esprime la distanza della Chiesa cattolica con le politiche disumane che purtroppo vengono legittimate dall’alto. Non possiamo dimenticare le esortazioni di Papa Francesco, o di altri sacerdoti tra cui don Ciotti, Padre Zanotelli, Mons. Ravasi, Mons. Franco Montenegro e tantissimi altri consacrati e consacrate, che sono stati messi alla gogna mediatica dal popolo salviniano.
Al di là degli episodi di ieri o di qualche settimana fa, Messina è una città accogliente come lo è la Sicilia tutta, prova ne è l’appello che Conferenza Episcopale Siciliana, seguendo la linea della CEI, ha scritto per tutti i cristiani dell’isola, prendendo le distanze dal decreto sicurezza e dallo stile antievangelico assunto dal ministro Salvini e dal governo giallo-verde.
Nelle nostre città per lo più nate dal dialogo con altri popoli, (non dimentichiamo le origini greche, normanne e arabe della Sicilia) non può e non deve esserci spazio per culture sovraniste, xenofobe, egoistiche, intransigenti che non mettono l’amore per l’altro al primo posto, la solidarietà, il lavoro, il bene di tutti.
Un cuore pensante e ascoltante, ha chiari i principi della convivenza dove il respingimento è nei confronti della violenza, del razzismo, e della non accoglienza di fratelli che vengono da altre terre o appartenenti ad altre fedi religiose.
Sarebbe bello davvero condividere il pensiero dei fratelli di Prato che nella loro lettere all’estrema destra, dicono con fermezza e coraggio: “Fino a quando ti definirai ‘fascista, xenofobo, sovranista, razzista, violento, questa città non potrà essere la tua patria e noi non potremo permettere che tu venga a dissipare e distruggere un patrimonio culturale costruito con tanta fatica, dolore, duro lavoro, cooperazione sociale, solidarietà, altruismo”.
Non dimentichiamo le nostre radici cristiane, non dimentichiamo i valori del Vangelo, che valgono per tutti. Non dimentichiamo che siamo chiamati a costruire il bello per cancellare i muri imbrattati, che gente senza scrupoli e con chiari scopi personali, sta cercando di costruire nei nostri cuori. Resistiamo, l’obbiettivo è ritornare umani.