Se contro l’avanzata dell’ignoranza resta solo la scuola, ecco che l’attività organizzata per i bambini della V elementare e della Terza Media di San Fratello, nella provincia tirrenica di Messina, ha tutto il valore dell’impegno che ogni bravo docente dovrebbe avere. E’ il caso della maestra Anna Calcò, che insieme alle colleghe e al dirigente scolastico Francesco Mancuso hanno dato vita ad un incontro in occasione della Giornata della Memoria, coinvolgendo i bambini in una riflessione a più voci.
Le voci dei superstiti dell’Olocausto, ma anche le voci dei superstiti di quello che oggi appare come un ritorno al passato più buio della nostra storia recente: i migranti, le condizioni disumane da cui fuggono, le torture nei campi libici, l’indifferenza richiamata come monito a rimanere svegli dalla senatrice Liliana Segre, che il 30 gennaio 1944 insieme alla famiglia venne deportata in treno da Milano verso il campo di sterminio nazista di Auschwitz, che raggiunse sette giorni dopo.
A dialogare con i piccoli studenti, Frà Giuseppe Maggiore, francescano che nel suo paese d’orgine resta un punto di riferimento, e che ha fatto dell’accoglienza verso i più poveri e in particolare i migranti, il pilastro della sua missione; Iman Sadeq, una italiana, marocchina di seconda generazione, che studia per diventare avvocato a difesa dei diritti dei migranti; Omar Salah Hewila, egiziano, giunto in Italia dopo un viaggio della speranza 5 anni fa; Palmira Mancuso, giornalista e attivista per i diritti umani.
A dare il benvenuto agli ospiti, accolti con entusiasmo dai bambini, il sindaco di san Fratello Salvatore Sidoti che insieme ai presenti ha ascoltato anche i preziosi interventi dei piccoli studenti, che hanno preso la parola dando voce a poesie e ricordi di chi ha vissuto la prigionia, come Pavel Friedman morto nei campi di concentramento nel 1944.
Le farfalle non vivono nel ghetto. Quelle “farfalle” sono infatti tornate a volare, grazie all’attenzione dei bambini che hanno seguito con interesse la storia di Omar, la difficile traversata prima di essere tratto in salvo, il dolore di aver visto morire un ragazzino che con lui aveva intrapreso il viaggio e che non ce l’ha fatta a sopravvivere a quei giorni infernali.
Una storia dura, stemperata dalle parole di speranza di Frà Giuseppe che ha ricordato come la memoria è uno scrigno: un luogo dove conservare le emozioni belle e quelle brutte, i ricordi che ci serviranno ad affrontare il presente. Perchè senza memoria non c’è opinione, e senza opinione si è facilmente preda di manipolazioni, come è accaduto quando anche in Italia il razzismo è diventato legge.
Sensibili i bambini di San Fratello, figli di chi ha vissuto il dramma di una tragedia collettiva come è stata l’ultima frana del 2010, quando anche tra quelle vie si sono formate lunghe code di uomini e donne che hanno raccolto le cose essenziali per fuggire dal pericolo, salvando la cosa più importante: la vita.
Un parallelismo che è stato facilmente percepito, così da introdurre la testimonianza di quel che accadeva a bordo della nave Aquarius, della ong SoS mediterranee su cui è stata imbarcata come common officer la giornalista Palmira Mancuso, che ha ripercorso una storia ormai tristemente interrotta.
A chiudere la lunga mattinata un momento di preghiera, in italiano e in arabo: per ricordare infine che siamo tutti fratelli di una stessa razza, quella umana. (Pal.Ma)