Messina “città aperta”, per una visione condivisa dei servizi sociali

Ieri si è svolto alla Feltrinelli Point di Messina l’incontro dal titolo “Città aperta”, promosso dal Laboratorio di partecipazione civica messinAccomuna.

L’appuntamento, a cui era stata invita la cittadinanza, aveva come obiettivo principale l’attivazione di un processo di partecipazione collettivo in grado di influenzare i processi politici su una questione fondamentale, per il benessere collettivo, come l’erogazione dei servizi sociali.

Due gli interventi che hanno posto le basi per il confronto che si è avviato, quello di Ivana Parisi, aderente a messinAccomuna e quello di Marina Nicoletti, Dott.ssa in Progettazione e Gestione dell’intervento Educativo nel Disagio Sociale.

L’intervento della Parisi si è concentrato soprattutto su due questioni fondamentali. In primo luogo ha inserito la questione dei servizi sociali in un orizzonte di senso più ampio mostrando la necessità di collocare ogni riflessione su questioni specifiche all’interno di una elaborazione volta alla maturazione condivisa di una visione della città.

La proposta fatta è quella di iniziare a ragionare sul concetto di Città aperta, espressione mutuata dal sociologo Richard Sennet. In quest’ottica una città è aperta quando è in grado di accogliere al suo interno la diversità, quando non si irrigidisce di fronte alla pluralità delle esperienze di vita.

Il secondo argomento affrontato era invece legato alla dimensione collettiva cui si deve aspirare per poter avviare un processo di partecipazione ampio e plurale. Il modello comunitario proposto che è emerso si riconosce come forma associativa flessibile, aperta in grado di accogliere al suo interno diversi elementi identitari e quindi in grado di corrispondere alle esigenze del bene comune.

L’intervento della Dott.ssa Nicoletti basato su un approccio autobiografico, è stato condotto su base comparativa ed era rivolto all’individuazione delle diverse modalità di erogazione dei servizi sul territorio e sui processi di governance attivati dalle istituzioni.

La visione offerta si basava sulla convinzione che una vita dignitosa e rispettosa di bisogni e necessità fisiche, psicologiche e affettive, soprattutto nei momenti di fragilità, deve essere condizione umana esistenziale che nessuno deve guadagnarsi, perché diritto di base che i governi sia locali che nazionali hanno il dovere di tutelare. Tale necessità di base deve essere supportata da una strategia di base volta all’empowerment del cittadino che si trova in difficoltà. La questione che è emersa con forza è che il Welfare State deve essere messo in discussione nel momento in cui incoraggia logiche assistenziale, sfavorendo in tal modo strategie emancipazione.

Per poter sviluppare un’azione sociale corrispondente a tali necessità è importante che le associazioni che agiscono sul territorio creino relazioni basate sul confronto e che permanentemente trovino spazi di azione condivisa. Il dibattito che è scaturito alla fine dei due interventi ha messo in evidenza le carenze dell’attuale gestione cittadina.

È apparso che le politiche sociali che si vogliono portare avanti Messina rischiano di andare nella direzione dell’assistenzialismo, legandosi a vecchie logiche non più in grado di sostenere la complessità dei bisogni e incapace di rappresentare il bene comune.

Diverse le strategie emerse in conclusione dell’incontro che possono, se opportunamente innescate, favorire l’incontro delle associazioni e dei cittadini per dare vita a un confronto con le istituzioni volto a promuovere il benessere collettivo.

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