Martedi 4 giugno, nei locali della Casa del Con, in Via Maddalena n. 8, a Messina, è stato presentato il programma sulle Politiche sociali e sulle Reti solidali e l’Autogestione dei beni comuni da parte degli Assessori designati da Renato Accorinti, Antonino Mantineo e Patrizia Panarello, insieme con il candidato a Sindaco
Sono intervenuti Renato Accorinti, il quale ha sottolineato la centralità dei due assessorati nell’auspicata rivoluzione culturale da realizzare a Messina, e il dottor Giuseppe Greco (del movimento di partecipazione civica CittadinanzAttiva), che a sua volta ha messo l’accento sull’esigenza di “trasparenza, riorganizzazione di tutti i settori e nuovo modello di sviluppo”. Subito dopo i due assessori designati hanno illustrato le linee-guida del programma che intendono proporre per riformare il welfare comunitario e avviare una economia civile a misura di tutti, in particolare dei giovani e delle donne. Il programma è stato presentato anche con il LIS (Lingua dei segni), a cura dell’interprete Maria Vitarelli.
Sottolinea il docente universitario Mantineo, assessore designato alle Politiche giovanili e sociali, il quale ha proposto la riorganizzazione del Dipartimento politiche sociali, spazi di socializzazione nei quartieri e villaggi, sostegno alle donne sole e lavoratrici e un Microcredito per le famiglie in difficoltà: “Questi anni di governo della città hanno mostrato i loro effetti disastrosi nell’assenza di politiche sociali: a pagare sono state soprattutto le famiglie, i poveri, i disabili, i minori, gli anziani. Tutta la comunità si è impoverita, mostrando maggiore disagio sociale, meno solidarietà e carenza dei servizi sociali e alle persone. É necessario concorrere a costruire una comunità più solidale, più accogliente, più vivibile per tutti. Il modo più concreto di programmare e attuare le politiche sociali è quello di partire da politiche pubbliche in cui l’Amministrazione della città abbia capacità di razionalizzare la spesa e incrementare la voce del bilancio destinata alle politiche sociali. Ci vuole, però, di più: il welfare comunitario si costruisce tutti insieme: cittadini, singoli e associati, e fra questi il volontariato e le imprese sociali, le Fondazioni, le cooperative, il mondo del lavoro e i suoi rappresentanti, le organizzazioni professionali, gli enti religiosi, le istituzioni sociali e sanitarie, i quali solo attraverso una grande, duratura cooperazione e integrazione possono dare risposte ai bisogni della comunità. La condizione disastrosa finanziaria del Comune non può tradursi in ulteriori tagli sociali e comporta che la compartecipazione delle famiglie sia proporzionale alle loro capacità reddituali e di condizione sociale. I tagli del Fondo nazionale possono essere compensati attraverso un coinvolgimento attivo di tutti i soggetti sociali ma anche attraverso la capacità di sviluppare una progettazione in grado di attrarre risorse comunitarie. Inoltre, data l’incapacità di chi ci ha preceduto nell’utilizzare le risorse previste dai Piani di zona, puntiamo a recuperare i dieci milioni di euro inutilizzati, relativi al Piano di zona 2003/05”, ha concluso Mantineo.
Per Patrizia Panarello, ricercatrice universitaria, designata da Renato Accorinti come assessore all’Autogestione dei beni comuni e alle Reti solidali, “proprio l’autogestione dei beni comuni è il tema centrale del programma politico di Accorinti. É il cuore stesso del movimento “Cambiamo Messina dal basso” ed è trasversale a diversi ambiti – sociale, economico, culturale, ambientale. L’istituzione dell’assessorato è la prova sperimentale della traduzione di un’ideale – l’amore per il territorio e per le sue risorse – in un organo di sistema, un organo istituzionale che sovrintenda e insieme si faccia promotore di una democrazia partecipata, affinché vi sia un riconoscimento istituzionale delle pratiche di cittadinanza attiva e una restituzione degli spazi pubblici alla loro vocazione di bene comune.
Il Bene comune è sia un principio immateriale che appartiene all’universo dei valori e che include i diritti fondamentali (il lavoro, la salute, l’istruzione, l’uguaglianza, la libertà), sia qualcosa di tangibile – acqua, aria, foreste, musei, teatri, chiese, spiagge, aree archeologiche – beni che sono di pubblica utilità e che pertanto vanno difesi nell’interesse della collettività, dell’esclusivo interesse dell’umanità. Ripensare la democrazia – ha continuato Patrizia Panarello – significa rendere più diretto il rapporto tra istituzioni locali e cittadinanza, valorizzare il protagonismo sociale e la volontà di autogestione dei beni comuni da parte dei cittadini, restituendo agli abitanti di Messina la libera fruizione dei luoghi che sono memoria, cultura e identità stessa della loro città.
La nostra è “una città del mare negato” e noi abbiamo bisogno di reinventarci luoghi e attività che ci consentano di vivere bene, che non ci facciano desiderare di fuggire altrove. Troppi giovani hanno la consapevolezza che il loro futuro è fuori da qui, da una città che tarpa le ali, che tradisce i sogni dei suoi figli e mortifica le intelligenze. Ci vuole “amore”, amore per il territorio e per le sue risorse, amore per i valori e per i diritti che tali risorse rappresentano per un cambiamento radicale, un cambiamento che viene dal basso”, ha concluso la ricercatrice.