Chiesto l’ergastolo per Fabrizio Ceccio e Fortunata Caminiti i due “amanti diabolici” accusati di aver ucciso il 5 gennaio 2017 Roberto Scipilliti (nella foto) il vigile del fuoco 57enne, originario di Roccalumera, a bordo di una Panda noleggiata dalla donna. È stata questa la richiesta che il Pubblico Ministero, Antonella Fradà, ha esposto durante l’ultimo atto del processo in Corte D’Assise.
Al processo che li vede alla sbarra davanti la Corte d’assise del Tribunale di Messina per omicidio premeditato, occultamento di cadavere e per un’altra serie di reati quali falsità materiale, sostituzione di persona, falsa attestazione di identità, detenzione abusiva di armi e munizioni, ricettazione, per un totale di dodici capi di imputazione, il Pm ha chiesto la pena massima, oltre all’isolamento diurno per sei mesi, al termine della requisitoria in cui ha ricostruito tutta la vicenda sulla base delle indagini svolte dai Carabinieri e dalla Procura, secondo le quali i due amanti avrebbero giustiziato Scipilliti con un colpo alla nuca nella regione parieto-occipitale, con foro di uscita alla base della piramide nasale, esploso da dietro mentre era in auto.
I difensori dei due amanti hanno incentrato la difesa mettendo ancora in risalto quanto confessato dalla Caminiti nell’udienza precedente e cioè che Ceccio (nella foto a destra) non era sul luogo del delitto e che sparò solo per errore. Gli avvocati per avvalorare questa tesi fanno riferimento a due telefonate intercorse fra Ceccio e Caminiti intorno alle tre del pomeriggio di quel 5 gennaio 2017 ed agganciate da due celle telefoniche diverse.
Inoltre, in base all’ultima testimonianza, l’avvocato difensore della Caminiti ha sottolineato che la sua assistita possa rispondere “solo” di omicidio colposo, e non certo premeditato, per un fatto assolutamente accidentale mentre maneggiava una delle due pistole, offerte da Scipilliti come contropartita del debito che aveva contratto con la coppia.
Il difensore delle parti civili, l’avvocato Antonio Roberti, si è associato alla richiesta dell’ergastolo per Ceccio (attualmente detenuto nel carcere di Barcellona Pozzo di Gotto) e Caminiti (agli arresti domiciliari a Pagliara) formulata dall’Accusa e ha chiesto alla Corte un risarcimento dei danni di almeno un milione e mezzo di euro, oltre a provvisionali da 200mila euro ciascuna per il padre e i due figli di Roberto Scipilliti e da 100mila euro ciascuna per il fratello e le due sorelle.
Rimane ancora incerto il movente del delitto: un piccolo debito da 1.500-2.000 euro della vittima verso la coppia oppure qualcosa di molto più grosso, un affare da addirittura 7 milioni di euro. Le repliche del Pm e la sentenza arriveranno il 9 gennaio.