Sabato 10 novembre 2018, alle ore 18.00, presso la Biblioteca comunale di Capo d’Orlando (Spazio LOC), in via del Fanciullo, n.2, si terrà l’incontro finalizzato alla presentazione e divulgazione del progetto “Mediterranea Saving Humans“.
All’incontro, promosso dal Coordinamento Senza Frontiere di Castell’Umberto (ME), prenderanno parte alcuni dei promotori dell’iniziativa e, tramite un collegamento skype in diretta dal mar Mediterraneo, l’equipaggio a bordo della Mare Jonio.
La nave italiana della piattaforma Mediterranea è in questi giorni l’unica nave in navigazione nel Mediterraneo centrale con l’essenziale funzione di testimonianza e denuncia, ma pronta a intervenire, qualora fosse necessario, in soccorso di imbarcazioni in difficoltà.
Abbiamo atteso a lungo che la politica europea si facesse carico dell’atto umanitario ineludibile di salvare le vite che si mettono per mare, a rischio di enormi pericoli, per cercare scampo da guerre, povertà e carestia. Le scelte europee sembrano però andare in altra direzione: si alzano muri, si chiudono porti, si erigono chilometri di filo spinato a protezione di una fittizia sicurezza economica e nel frattempo, negli ultimi nove mesi, sono morte più di 1700 persone tra uomini, donne e bambini.
Non potendo più stare a guardare, un gruppo di realtà molto diverse – associazioni, singoli cittadini e cittadine, attivisti, politici a titolo proprio che hanno dato in garanzia i propri beni personali – hanno compiuto la scelta di acquistare una nave, la Mare Jonio, che oggi solca il tratto di Mediterraneo tra la Libia, Malta e Italia.
Sembra una follia, ma la vera follia è voltare le spalle alla perdita di vite umane che ogni notte contribuiscono a rendere il Mediterraneo un cimitero di senza nome.
La presenza di Mediterranea è stata essenziale per tenere accesa l’attenzione dell’opinione pubblica su quanto realmente accade nelle acque a sud della Sicilia e per non consentire ai nostri governi di girare la faccia dall’altra parte di fronte a drammi che li richiamano al comune senso di responsabilità e di umanità.
Nella prima missione, iniziata lo scorso 4 ottobre e durata 12 giorni, Mare Jonio ha raccolto segnalazioni e SOS di gommoni in difficoltà e il 12 ottobre ha avuto un ruolo determinante nel sollecitare il salvataggio tempestivo di settanta persone in pericolo al largo di Lampedusa, dopo il rimpallo di responsabilità tra Malta e Italia.
L’esigenza della presenza di Mediterranea sui territori nebroidei è stata fortemente sentita non solo dal Coordinamento Senza Frontiere, ma da tutta quella parte di società civile che sente forte il bisogno di mostrare che un Paese diverso esiste, un Paese che si riconosce nel modello di accoglienza di Riace, che sogna un’Europa aperta e non impaurita, capace di condividere le ricchezze che ha e riconoscere quelle che arrivano.
Per questo, tra i co-organizzatori dell’incontro vi sono: SAK BE, Arci Cohiba, Gruppo 29 Febbraio,Quajetri, Tre60lab e Radio Sprar, progetto radiofonico di persone richiedenti asilo che permetterà una diretta streaming dell’incontro.
“Non lo facciamo per salvarli, ma per salvarci, perché insieme a loro ogni notte sta affogando anche la nostra coscienza e la nostra possibilità di essere più forti delle nostre paure”.