Di Clarissa Comunale – Secondo appuntamento per la stagione “Radici per restare” del Teatro dei 3 Mestieri con Shots, di e con Alice Sgroi e Francesco Bernava, con una produzione di Mezzaria Teatro e l’organizzazione di Filippo Trepepi, in replica stasera alle 21.
La pièce, liberamente ispirata ai racconti di Charles Bukowski, è strutturata in tre racconti legati da un comune denominatore: il sesso. A sorsi di shot di schotch lo spettatore fruisce, “tutto d’un fiato”, di tre tipologie di rapporto uomo-donna che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha sperimentato. Time–Lapse non solo racconta il declino di un rapporto che è destinato a diventare ordinaria monotonia quotidiana, ma riporta anche tutta la banalità dei rapporti sessuali: la tipica sigaretta post-amplesso, il monitoraggio dei cicli mestruali, il desiderio fisico che non può tramutarsi in parole d’amore. È nella convivenza, infatti, che il distacco aumenta, l’indifferenza lacera, la rabbia esplode. L’amore come una trappola contro il continuo mutamento della realtà e del relativismo sentimentale, va, dunque, alla ricerca di quel “primo giorno”, che è non solo il primo incontro dei due, ma anche primo sguardo, prima parola, prima goccia d’alcool che stilla nell’anima e confonde e accende la passione.
La seconda stanza, Trentacentimetri, vincitore del premio miglior regia al Festival Nazionale in corti teatrali “O Curt” 2018, rappresenta il paradosso di coppia, ovvero il costante desiderio di controllo che una donna pensa di avere su un uomo, tanto da ridurlo a pupazzo, un gioco da utilizzare a suo piacimento. L’amore come dipendenza è quel sintomo del complesso di inferiorità che ogni uomo e ogni donna tentano di risolvere portando ad esasperazione la loro relazione, non più intima, né magica, ma velenosa e sadica, anch’essa consumata in tre ditali di schotch.
Terzo ed ultimo racconto è Hank & Tess. L’incontro di un uomo brutto, ma intelligente e di una donna bella, ma indifferente alla vita e a se stessa, è la constatazione della possibilità di provare nuovamente un amore, anche quando ormai ci si condanna ad un’esistenza inutile, smarrita nel fondo del bicchiere di schotch. E diventa, quindi, di nuovo il bar il luogo ideale per questo incontro, che si consuma in un bagno e diventa attimo in cui ritorna la bellezza di Tess, sfregiata dalle sue cicatrici e da quel trucco eccessivo. Ma quando la vita è misera, come mostrano in maniera magistrale Bernava e Sgroi, è destinata a mantenersi tale e allora l’amore lacera, uccide, prosciuga e si ciba solo dei resti: “è meglio correre uccisi da un amore” o come scriveva lo stesso Bukowski, “amore non è altro che un faro di notte che fende la nebbia/ amore è una chiave di casa tua persa quando sei sbronzo/ amore è tutti i gatti spiaccicati dell’universo/ amore è una sigaretta col filtro in bocca e accesa dalla parte sbagliata” (Sull’amore, 2017).