In previsione dell’incontro fra Cateno De Luca e il Ministero dell’Intero per discutere del riequilibrio finanziario il laboratorio politico Messinaccomuna ha scritto una lettera aperta indirizzata tanto al primo cittadino quanto ai consiglieri comunali per decidere con precisione cosa chiedere al governo centrale.
“Il Sindaco martedì prossimo sarà al Ministero dell’Interno, per chiedere notizie sul riequilibrio finanziario di Messina, attendendo nuove dal Ministero per capire che fare. – si legge in una nota – A quanto si riesce a intendere il problema è che sarebbero emersi nuovi debiti fuori bilancio e il Sindaco vuol sapere cosa fare in questo scenario: può inserirli nel piano di riequilibrio oppure deve gestirli con gli strumenti ordinari di bilancio?
Proviamo a inquadrare la situazione. Il Comune di Messina, secondo il chiarimento definitivo ribadito dalla Sezione Autonomie della Corte dei Conti nel maggio 2018 con le linee-guida per i piani di riequilibrio, è nella condizione di poter “riformulare”, e non solo “rimodulare” il piano: i Comuni i cui piani siano stati esitati dal Ministero e approvati dalla competente sezione della Corte dei Conti devono limitarsi a “rimodulare” il piano, potendo solo modificare gli importi delle voci (attive e passive) del piano, senza toccarne la struttura; mentre i Comuni il cui piano di riequilibrio non sia ancora stato approvato da Ministero e Corte li possono “riformulare”, ossia modificare la struttura stessa del piano di riequilibrio, includendo al suo interno nuovi interventi, misure, valutazioni.
Sia la rimodulazione che, a maggior titolo, la riformulazione hanno la possibilità di inserire passività precedentemente non censite (in quanto non emerse nelle comunicazioni ricevute), anche al fine di non creare disparità tra i creditori. Ove le comunicazioni pervenute riguardino debiti maturati dopo il 2013 possono aversi due fattispecie: se la maturazione del debito si riferisce a rapporti conclusi prima del 2014, le posizioni avrebbero dovuto essere comunicate come “potenziali” già nel censimento della massa passiva del piano e la precedente mancata comunicazione è a tutti gli effetti una “tardiva” comunicazione da far rientrare nel piano di riequilibrio “riformulato”. Se invece il debito emerso riguarda rapporti di obbligazione originati dopo il 2013 la loro inclusione nel piano di riequilibrio è meno scontata. In tal caso è possibile che questi debiti debbano essere affrontati entro il periodo triennale del bilancio e non possano essere inclusi nella “riformulazione” del piano, anche se il Sindaco fa bene a chiedere di fruire di tale eventuale possibilità.
Ciò che appare non chiaro è perché questa condizione metta così gravemente a rischio la stabilità del Comune di Messina. Bisogna capire a quanto ammontano questi “nuovi” debiti, precedentemente non comunicati alla Ragioneria (la cui origine, e non la cui sola manifestazione, è seguente al 2013). Per intendere ciò nella cornice della potenzialità finanziaria del Comune va considerato che il bilancio di previsione 2018-2020 consentiva (con tagli ai servizi) di rispettare gli accantonamenti previsti nel piano di riequilibrio, con la massa passiva aggiornata a seguito delle ridotte esigenze (circa 80 milioni fino al 2023). Il passaggio all’orizzonte ventennale già predisposto nella proposta della precedente amministrazione (con parere favorevole non condizionato del Collegio dei Revisori) offriva la possibilità di “spalmare” le passività entro il 2033; considerando per un verso la riduzione intervenuta della massa passiva e, per un altro verso, l’azzeramento di entrate previste da misure non più realizzabili per mancati adempimenti governativi o la riduzione delle entrate previste da misure che non hanno prodotto le risorse attese. Quel piano “riformulato” avrebbe consentito nei solo biennio 2019-20 il recupero di oltre 20 milioni di risorse. Dunque il bilancio 2019-2021 dovrebbe potere assorbire, nel rispetto dei termini di legge, l’emersione di un debito non includibile nel piano anche di ampie dimensioni. La riformulazione del piano a venti anni offre ampi spazi di manovra e di assorbimento di eventuali nuovi debiti. – concludono – Le valutazioni vanno fatte con numeri correttamente intesi. È già stato chiarito che le passività di ATM (che è azienda speciale e non società di capitali) non sono state a nessuno occultate e trovano totale copertura tra le risorse del bilancio aziendale e il piano di riequilibrio. Questo sereno e severo scrutinio della situazione va effettuato con attenzione e ponderazione, nell’interesse della città e dei cittadini”.