Di Clarissa Comunale- “Making a festival, writing a book”. È stato il motto della “residenza d’artista”, progetto promosso da SIAE nell’ambito di “Sillumina” ed ideato da Angela D’Arrigo. Quattro giovani scrittrici, quattro voci inedite e provenienti da diverse parti di Italia, hanno vissuto per quindici giorni a contatto diretto con i luoghi e le persone di Taormina, con lo scopo di raccontare il backstage dell’VIII edizione di TaoBuk.
Si tratta di Nadia Anselmo da Moncalieri, Giuliana Leone da Palermo, Francesca Maruccia da Gallipoli e Sonia Scardaci da Gravina di Catania.
Libertà di espressione e creatività che fanno scoprire, come sottolineato dal giornalista Francesco Musolino, “nuove voci narrative in grado di far sviluppare e crescere il festival. Mi auguro di poter leggere i loro nomi nelle prossime classifiche”.
Dopo aver frequentato anche il prestigioso laboratorio di scrittura e letteratura organizzato dalla scuola Holden, presso Casa Cuseni, hanno creato e poi letto i quattro racconti inediti che attraversano le emozioni e le storie di chi ha vissuto il festival da dietro le quinte.
Per Francesca Maruccia, “Taormina è un posto ideale per scrivere. La squadra che muove questo festival, in particolare l’esercito arancione dei volontari, è mosso da un incredibile passione, entusiasmo ed impegno”. Con il suo racconto Sotto il segno della Trinacria ha riportato il movimento caotico e frenetico di quei giorni, con grande leggerezza ed ironia: “la Trinacria parla una volta sola, senza tempo”.
Per Sonia Scardaci questa esperienza è stata inaspettatamente arricchente. Con Chiaroscuro ha tramutato la sua scrittura in emozione, rendendo il paesaggio ed il fenomeno copioso della pioggia, che ha caratterizzato i giorni del festival, come un momento intenso, in cui la Sicilia, però, non smette di vibrare.
La palermitana e frizzante Giuliana Leone ha trovato particolare ispirazione dal laboratorio di scrittura organizzato dalla scuola Holden, che le ha reso i giorni ricchi e carichi. Con Caleidoscopio ha raccontato i numeri, gli oggetti, le materie, gli odori e i rumori del festival, in cui la pioggia diventa un vero e proprio personaggio, i cui capricci sconvolgono e pongono in allerta.
“Necessità di riportare la cultura in maniera visibile, allontanandosi dal mero turismo”, è questa l’esperienza di Nadia Anselmo, che con Arenaria e le sue storie propone una lettura dialogica, intervallata da momenti di riflessione, da cui emerge il bisogno di raccontare ancora una volta e narrare la vita, che sempre salva.
Le loro storie, diverse nei toni e contigue negli argomenti, lasciano tutte un segno tangibile del ruolo dei volontari del festival. Studenti, giovani anche loro, mossi dalla passione e dalla voglia di mettersi in gioco, hanno volti e nomi, sono vivi e muovono una macchina organizzativa complicata e articolata. Le giovani autrici hanno saputo, con garbo ed eleganza, riportare anche le esperienze degli altri, ridando luce ad un’esperienza unica che porta il nome di TaoBuk.