Si apre una nuova settimana di campagna elettorale per i pretendenti al trono che fu di Buzzanca e di Genovese prima. Le speranze sono quelle di un rinnovamento rispetto al passato -neanche a dirlo!-.
Ma mentre da ovest non sembrano spirare venti decisivi e impattanti, al punto da chiarire una rosa di nomi per il candidato di centro-destra, dal lato opposto, al contrario, è un continuo susseguirsi di Zefiro, Phon, Scirocco e Maestrale: la più vasta scelta di venti umani che avanzano nel burrascoso panorama, al cui orizzonte sono le primarie del centro-sinistra. Elezioni intestine alla coalizione tanto anelate da una parte e cosi profondamente osteggiate da un’altra. Oggi è il Grioli day.
“Prima di essere candidato sindaco era molto puntuale” esordisce Ciccio Timbro, da sempre militante tra le fila della sinistra messinese insieme alla sorella MariaFlavia (candidata al Parlamento Europeo alla scorsa tornata elettorale, sotto le effigi del Pd), e padrone di casa, giacchè l’incontro si svolge tra le mura del Centro Multiculturale Officina.
Giuseppe Grioli, dimissionario segretario cittadino del Partito Democratico e aspirante candidato sindaco per la coalizione, dopo la conferenza stampa di questa mattina, ha in agenda un vis a vis con la società civile. “Non ho la pretesa di credere siate tutti miei sostenitori, ma sono felice siate qui e vi ringrazio per la partecipazione” dice, rivolgendosi ai presenti.
Spetta aprire le danze a Davide Rizzo che, oltre ad essere al timone dell’associazione “Piattaforma Creativa”, è ideatore, insieme a Grioli, del programma redatto in 14 pagine e sul cui frontespizio capeggia lo slogan “la leva della cultura per Messina“.
La campagna è basata sull’idea di cultura come fattore di sviluppo locale e di integrazione europea. Di fatti, il posto che hanno nelle convenzioni comunitarie il territorio, l’ambiente e il patrimonio culturale è primario. Sono settori tenuti in alta considerazione nell’attuazione di politiche socio economiche, che puntano alla presa di coscienza dei cittadini, il cui ruolo nella vita culturale è auspicabile diventi attivo; ma l’obiettivo è anche sviluppare programmi di recupero di aree dismesse a scopi creativi e produttivi e riqualificare spazi artistici potenzialmente fiore all’occhiello della città, lasciati invece a se stessi.
Si parla del cimitero monumentale che, sulla carta, risulta essere il secondo per importanza artistica, in Italia (dopo quello di Genova) ma, basta fare un giro tra i suoi corridoi labirintici, per comprendere in che stato di abbandono e degrado verta. In fondo, per quale ragione una necropoli come quella che sorge in pieno centro a Messina, dovrebbe essere meno attrattiva rispetto al Pere Lachaise o a Montmartre che annualmente attirano un enorme numero di turisti? Sarà forse per le tombe di Degas e Morrison? Bè il nostro Famedio ospita sepolture di grandi uomini che hanno reso illustre il nome di Messina, eppure sono pressoché nascoste sotto macerie e sporcizia. Infondo Giuseppe La Farina non sarà rock come il leader dei Doors e il suo nome è forse meno noto ad Hollywood rispetto a quello di Dumas, ma era un patriota e a persone come questo scrittore nostrano dobbiamo parte delle nostre emancipazioni: tenere la sua tomba in ordine è il minimo che possiamo fare per chi ha combattuto contro l’invasore per una Sicilia libera. Per non parlare della bellezza dei monumenti commemorativi firmati da grandi artisti dei secoli scorsi.
Cimitero come attrazione culturale per la città, dunque? Si! Si può fare, altrove è già così! Il Gran Campo Santo come museo a cielo aperto propone Rizzo.
Per non parlare poi dei Forti Umbertini: “bisogna far sì che generino lavoro, reddito. E’ stimato che, se ben impiegati, potrebbero fruttare circa 5 milioni di fatturato annuo” sostiene il co-autore del programma.
Ultimo riferimento prima di lasciare la scena all’ospite dell’incontro, riguarda l’ex area Sanderson, dismessa da tempi immemori. Qualche tempo fa il Pd propose di apporre sull’area, nell’ambito del piano paesaggistico, il vincolo di sito archeologico-industriale. “Creiamo un’industria creativa! Diamo agli operatori culturali un luogo per la loro produzione“. La proposta è di trasformarla in una fucina di idee, un’ officina creativa, realizzarvi una fabbrica produttiva ma ricavarvi anche un parco urbano in cui svolgere attività all’aperto, in una zona della città totalmente sprovvista di aree deputate ad impiego ludico o di fazzoletti verdi.
Non ci si dimentica dell’ex mattatoio comunale “niente più che un complesso di edifici che l’amministrazione non ha mai sfruttato e ha anzi cercato impropriamente di vendere. Potrebbe essere un incubatore culturale dedicato alla produzione cinematografica“. Insomma cultura a 360° , tenendo conto delle sfaccettature con cui essa può presentarsi, dall’artigianato alle bellezze museistiche, alla cinematografia.
A questo punto risulta lecito pensare che con tutti i problemi che affliggono la città al collasso, sia perlomeno strano pensare a godimento di beni artistici. Ma Grioli precisa: “non usare il patrimonio culturale-che ha un valore d’uso– vuol dire, banalmente, perdere soldi. Dobbiamo generare occupazione partendo dalla cultura“.
Cosa significa dunque “la leva della cultura“? . “Vuol dire usare il patrimonio materiale e immateriale come base per lo sviluppo della persona e della collettività, nell’ottica dello sviluppo economico“.
La mission politica di chi -come Grioli- oggi spende la propria immagine per proporre progetti e programmi è aprire “un partito in cui abbiamo creduto e in cui crediamo nonostante tutte le contraddizioni, a quel confronto che è arricchimento“. Ma chi vuole davvero questo confronto? Quanto dichiarato dal Governatore Crocetta circa le primarie, ad esempio, perplime non poco, ma non avrà commento questa sera ” mi sono già arrabbiato tanto stamattina, perché ogni volta che vogliamo parlare di programmi c’è qualcosa che ce lo impedisce” commenta il candidato e così, si va avanti nella descrizione del programma, glissando l’argomento.
“E’ singolare partire dalla cultura data la situazione socioeconomica di Messina, è una contraddizione, lo sappiamo. Ma noi negli anni abbiamo posto l’accento su quei problemi che sono stati mal gestiti dall’amministrazione comunale (dai rifiuti alle politiche del territorio, il trasporto). La politica non si può occupare di gestione diretta di cooperative, di partecipate, di sanità. La politica deve pensare a modelli di sviluppo sistemici” sostiene, mettendo in luce come la sua proposta ponga al centro la cultura come modello di sviluppo ma non si limiti a questo aspetto. “Messina vive un processo di continuo impoverimento” e qui è lapalissiano il riferimento ad un’economia che, negli ultimi decenni, è stata, sempre più, basata sul pubblico impiego, dimentica delle attività che sono proprie di una realtà portuale e costiera come la nostra. Ma non viene denunciata una crisi solo economica: “è una crisi culturale e del capitale umano. Alcune delle migliori risorse sono andate via“. Ecco che un ascoltatore interrompe “fortuna loro!” in merito a chi è emigrato finché ha potuto. Il signore, accomodato su uno dei divanetti in centro alla sala, commenta inoltre, criticando la “vecchia classe” di politici che non accenna a lasciare il posto alle nuove leve.
“Io però non credo sia un problema anagrafico” risponde l’aspirante sindaco “non credo che i giovani siano necessariamente il meglio. Credo ci voglia un patto generazionale“. Attenzione questa locuzione è già sentita. E non solo questa. A poco a poco si delinea il glossario di queste amministrative: termini che ricorrono nel gergo dei candidati delle diverse fazioni e, stando a tanta comunione di vocabolario, ci sarebbe da credere siano proprio tutti d’accordo tra loro.
E’ evidente che la battaglia elettorale si combatte ad armi pari su un terreno giovane e nuovo.
Ci sono i Titani che cercano un Crono che faccia loro da guida, dall’altra parte però c’è Zeus e, chi conosce un minimo la mitologia classica avrà compreso i riferimenti. Si sa che fine hanno fatto i primi caduti per mano del secondo e di analogie con la nostra politica messinese potremmo -evidentemente- trovarne molte. Non ci resta che constatare come questo vento di cambiamento (che sia Zefiro, Maestrale o Scirocco) stia portando coscienze -vecchie e nuove- a tirar fuori argomenti fino a ieri mai sentiti durante un comizio (addirittura si trova il coraggio di dar spazio alla cultura! E questo non è che un merito da riconoscere). D’altra parte, oltre l’augurio che non si tratti di una leggera brezza ma di un vero e proprio tornado, bisogna prendere atto, sempre guardando a quel racconto mitologico di cui sopra che, i Titani vennero confinati nel Tartaro dal padre degli dei e franca…mente, sarebbe un peccato veder piombare nel medesimo baratro innovative e coscienziose proposte politiche, in nome di giochi elettorali già visti. Ma si sa, la democrazia ha come controfaccia la possibilità che anche questo avvenga e giacche democrazia siamo noi, come sosteneva Francesco Di Gesù (non un filosofo illuminista ma un cantante hip-hop torinese) , “quando sei in cabina e giochi la schedina, ricordati che sei colonna di un sistema!“
C’è chi crede che le cose possano prendere una piega diversa rispetto al passato e tra questi sembra esserci anche Giuseppe Grioli, serio e pacato avvolto dalla sua giacca in principe di galles, guarda i presenti e ammette d’esser stanco di vedere”questa città che muore ogni giorno, piangendosi addosso!” Amen! Riflettiamoci nell’attesa che arrivi il 14 aprile, data quanto mai importante per le sorti della nostra città e del futuro di questi battaglieri Titani. (ELEONORA URZI’)