Quando nel 1908 Messina, con un colpo di spugna, fu rasa quasi al suolo dalla brutalità e dalla forza naturale del terremoto, si rivelarono particolarmente preziosi gli aiuti esteri; tra questi, le due navi della Marina Militare ellenica, la “Sfaktiria” e la “Kriti”, salvarono le icone della parrocchia greca di S. Nicolò. Da allora, i resti fecero parte delle collezioni del Museo Bizantino e Cristiano di Atene.
Dopo quasi 105 anni, quei resti ritornano nella loro dimora d’origine. Presso il Museo regionale, alle ore 18.00 di sabatao è stata inaugurata, con la presenza del presidente regionale Rosario Crocetta, la mostra “Immagine e Scrittura. Presenza greca a Messina dal Medioevo all’età Moderna”, organizzata dall’Assemblea Regionale Siciliana, dalla Fondazione Federico II, dall’Assessorato Regionale dei Beni Culturali, dal Ministero della Cultura Greca e dal Museo Bizantino e Cristiano di Atene, con la partecipazione del Museo Regionale di Messina e della Biblioteca Regionale di Messina.
Il presidente dell’ARS, Giovanni Ardizzone si è dimostrato entusiasta, da messinese e da siciliano, di promuovere un evento di straordinaria importanza, non soltanto per lo spirito internazionale, ma anche per il valore culturale e religioso che per la prima volta approda a Messina.
Il contributo prestigioso di un tale progetto è arricchito anche da un ampio catalogo che consta di interessanti collaborazioni scientifiche.
“Ci eravamo abituati alla notte della cultura – ha dichiarato Ardizzone – ora, invece, proponiamo la cultura di notte, dato che il Museo potrà essere visitato il giorno dell’inaugutazione gratuitamente fino alle 24.00: la città tornerà a respirare. Questo progetto è stato messo in atto con grande sforzo, ma in tempi brevissimi.”
La mostra non consta solo di icone, ma anche di manoscritti, non inediti, ma particolarmente rari che appartengono alla Biblioteca Regionale di Messina “Giacomo Longo”.
Dopo il 26 Maggio la mostra si sposterà al Palazzo dei Normanni di Palermo, precisamente nella sala Duca di Montalto, che consta di 350.000 visitatori l’anno. L’occasione è importante anche per l’aspetto turistico, in quanto si augura che tale evento possa produrre un grande afflusso di visitatori non solo messinesi. A tal proposito, sarà fondamentale anche il coinvolgimento delle scuole.
Nella mostra non ci sono solo le icone ateniesi, ma anche un gruppo di icone che sono confluite dopo il terremoto al Museo e che non erano mai state esposte.
L’Arch. Rocco Scimone ha evidenziato come i 17 manoscritti che fanno parte della biblioteca “Giacomo Longo” realizzati e altri copiati alla fortezza di S. Salvatore. Risalgono dall’anno 1000 fino al XVII secolo. Non sono inediti, ma rari e trattano di argomenti non soltanto liturgici, ma anche di diritto, storia e astronomia.
Anche la “Comunità ellenica dello Stretto”, fondata 10 anni fa, ha sottolineato come questo evento sia fondamentale per il recupero della memoria e per rinsaldare quel filo ellenico che unisce Sicilia e Grecia.
L’operazione vale in totale 13 milioni di euro, si è riusciti, però, sorprendentemente con 130.000 euro a coprire tutte le spese necessarie, soprattutto per il trasporto delle opere; si cercherà di recuperare buona parte delle spese con le visite esterne.
L’occasione assume un rilievo ancora più importante grazie all’attenzione data dalle testati nazionali italiane e dalle reti televisive greche. Infatti, il presidente Ardizzone ha annunciato che si sta cercando di far pervenire anche il primo ministro greco, tra i visitatori illustri.
Segretario generale dell’Istituto di Studi Bizantini e neoellenici, Renata Lavagnini ha sottolineato come questa mostra sia la testimonianza della permanenza del rito greco a Messina, e la continuità culturale dall’età normanna in poi.
Direttore generale del Museo Bizantino e Cristiano di Atene, Anastasia Lazaridou ha promosso a pieni voti l’iniziativa, rivelando che molte di queste icone sono esposte in maniera permanente ad Atene.
Tra i presenti, anche Padre Alessio, unico monaco greco a Messina ha ritenuto che questa mostra sia l’esempio provvidenziale della buona volontà degli uomini. “Oggi i morti parlano. Non a caso oggi è la vigilia della festa delle icone, che non sono oggetti tecnici, ma culti religiosi”.
La mostra si articola in quattro sale di straordinaria e rara bellezza, in cui sono raccolti i manoscritti della Biblioteca Regionale messinese, le icone ateniesi e le icone commissionate da autori rinomati, come Michaìl Damaskinòs, che tra il 1569 e il 1573 operò a Messina per le chiese greche della città. Nella ultime due sale, invece, ritroviamo icone non dello stesso livello, ma che rappresentano una rielaborazione del culto mariano e della riproposta dei temi religiosi. (CLARISSA COMUNALE) foto Domenick Giliberto