Un quadro impietoso di come anche il “costume” della corruzione si adegua ai tempi. E’ lo stesso giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni ad utilizzare un paragone per far comprendere la gravità della situazione, nell’ordinanza che ha portato alle misure restrittive nei confronti di sei persone coinvolte nell’ultima inchiesta sul Consorzio Autostrade Siciliane.
“Come si usa molto in questa fase storica – si legge nell’ordinanza – non la consegna di denaro, come i sette milioni all’imputato Chiesa, nel notorio processo Mani pulite di Milano, presso il Pio Albergo Trivulzio, ma tangente pagata con ricche consulenze. Meno pericolose, meno avvertite e più giustificabili ove emergono, di un pagamento all’estero, su società nei paradisi fiscali”.
Pur sempre una tangente, dunque, anche se sotto un’altra veste secondo gli inquirenti.
Del resto, un ingegnere della Condotte spa, tra i responsabili del cantiere della Siracusa-Gela, diceva del vice presidente dell’ente appaltante, il Consorzio siciliano autostrade: “L’avvocato Gazzara ha nascosto 300mila euro”. Una “tangente” trasformata in una consulenza (mai effettuata) a un’altra società, la Pachira Partners.
“Una delle cose che più colpisce – ha scritto ancora il gip – è la creazione di un fondo, con i soldi pubblici degli appalti, per consulenze e contatti, una riserva per tangenti e per corrompere funzionari alla luce del sole”.
Era stato Sceusa, responsabile unico del procedimento, ad autorizzare illegittimamente la Cosige Scarl (società consortile costituita tra la Condotte d’acqua e la Cosedil) a stipulare un contratto di subappalto per una consulenza legale con un’altra società, la Pachira Partners spa. La Pachira avrebbe incassato per il servizio offerto un milione e 650mila euro. Per l’accusa, sarebbe stata una provvista creata dalla società vincitrice dell’appalto per ‘remunerare’ il vicepresidente del Cas Gazzara.