“Le primarie sono una competizione elettorale attraverso la quale gli elettori o i militanti di un partito politico decidono chi sarà il candidato del partito (o dello schieramento politico del quale il partito medesimo fa parte) per una successiva elezione di una carica pubblica. La ragione delle elezioni primarie èla promozione della massima partecipazione degli elettori alla scelta dei candidati a cariche pubbliche, in contrapposizione al sistema che vede gli elettori scegliere fra candidati designati dai partiti.” Questa è la definizione della libera enciclopedia del web più celebre tra gli internauti.
“E’ una scelta giusta per l’Italia giusta” secondo il segretario PierLuigi Bersani che, proprio alla platea accorsa al Palacultura ad ascoltarne il comizio, ribadì “noi ci siamo rinnovati, noi e solo noi vi abbiamo resi parte attiva del sistema. Siete voi a scegliere chi dovrà rappresentarvi attraverso questo strumento democratico che sono le primarie”. Dunque, come vi avevamo già raccontato appena qualche settimana fa, il leitmotiv della campagna elettorale, appena conclusasi, è stato l’inno alla partecipazione attiva del popolo … democraticamente, per l’appunto. Iniziamo la nostra osservazione dei fatti partendo allora dalle dichiarazioni del leader maximo del Pd (non ce ne vogliano i fans di Castro) che, neanche a dirlo, proprio in sede di primarie è stato designato, dall’elettorato del centro-sinistra, a ricoprire il ruolo di candidato alla Presidenza del Consiglio, battendo il sindaco di Firenze, Matteo Renzi (salvo riproporlo in questi giorni nella lista dei papabili premier, con destinatario Napolitano, al fine di avere quella fiducia alle Camere che il suo nome rischia di non ottenere).
E l’amministratore toscano sconfitto, che ha fatto? Quello che aveva annunciato prima della disfatta natalizia ossia: “continuare a lavorare, al servizio del partito, rispettando il volere degli elettori” . Insomma c’è chi da queste tornate esce vinto, chi vincitore e i primi ovviamente si adeguano alla sovranità popolare.
Per regolamentare posizioni e nomi da inserire nelle liste dei candidati a Camera e Senato, si è fatto ricorso nuovamente allo “strumento democratico”, tanto caro (a parole) ai vertici del partito. A Messina, nomi come quello del “dissidente renziano” Alessandro Russo non hanno ottenuto il numero di preferenze necessarie, per concorrere a questa selezione d’accesso al reality delle politiche.
E il “giovane” (mha, va per i quaranta!) presidente della V circoscrizione che ha fatto?
“Continua a lavorare,al servizio del partito, rispettando il volere degli elettori” (cit. Renzi).
Dal canto loro, ottengono validi risultati i cavalieri storici di Genovese, dall’avv. Antonio Saitta alla Prof.ssa Liliana Modica (aspiranti candidati al Senato, hanno ottenuto 4.026 voti lui, ben 6.520 lei). Nonostante cotanto successo, dopo il quale si è continuato a ripetere quanto le primarie siano giuste e democratiche , né l’ex candidato sindaco né l’ex assessore comunale hanno ottenuto i voti necessari per essere investiti della carica di onorevoli, dato il mancato scatto del premio di maggioranza, nell’Isola.
“Altro giro altra corsa” cantava Ruggeri.
Nella nostra città continua quest’infinita campagna elettorale, che è iniziata in occasione delle Regionali e proseguirà fino a primavera avanzata: praticamente quasi un anno di proclami e …primarie. Sì, anche per la scelta del candidato sindaco i giochi sembravano fatti. Regole sempre uguali, inno alla democrazia sempre ululato, candidati da candidare alla candidatura di Palazzo Zanca (un po’ come gli “spingitori di spingitori di cavalieri” di Guzzantiana memoria) quando ad un tratto, in occasione di un direttivo di partito, avviene quello che alcuni hanno chiamato una sorpresa e che,chi segue attentamente la politica, aveva già subodorato come possibile, al termine dello scrutinio delle elezioni nazionali: NO ALLE PRIMARIE! No, non è il solito bipolarismo berlusconiano ma una proposta della “non eletta” Liliana Modica (nella foto). Facciamo un passo indietro.
Proprio ieri si è riunito un vertice della direzione dei democratici, allo scopo di stabilire le regole di questa nuova tornata intestina, aprendo le porte anche ai candidati presentati da partiti extra PD, quelli della coalizione … alle proposte di D’Alia insomma. Com’è noto, sia Udc che Dpr non sono particolarmente affezionati alla formula delle primarie ed è chiaro che se si vuol correre insieme alle amministrative (e si vuole!) è necessario stare a sentire anche il loro parere in merito, prima di decidere. Ma questi non sembrano essere gli unici a propendere per un sistema che venga meno allo strumento primarie. Nella sala si leva la voce della Prof.ssa Modica, la quale ha depositato un documento, sottoscritto da sei circoli democratici, del quale citiamo alcuni stralci: “Il Pd ha celebrato le primarie come un grande momento di partecipazione democratica e in effetti così è stato, ma il risultato che ad esse è seguito è stato disastroso. Ora, le primarie vengono fatte principalmente per due motivi: – per mobilitare l’elettore e quindi renderlo partecipe della vita democratica – per scegliere il candidato migliore. Su questi punti, alla luce dei risultati elettorali, ci sarebbe piaciuto che all’interno del Pd si fosse avviata una discussione di largo respiro e invece ci è toccato ancora una volta assistere a una fuga in avanti.” Argomentazioni e perplessità espresse per bocca della mancata senatrice sono comprensibili. Per la serie: abbiamo fallito, sediamoci un attimo a capire come e perchè.
D’altro canto un dietrofront sarebbe un’arma a doppio taglio, da una parte accontenterebbe gli “alleati” e una fetta di democratici, dall’altra farebbe infuriare non solo Grioli e co. ma inevitabilmente una porzione dell’elettorato che, a ben donde, potrebbe sentirsi preso in giro. (elettorato che ha pagato di tasca sua il “diritto di voto” in occasione delle varie primarie, ricordiamolo!)
Nel documento si legge ancora: “ Le primarie, così come concepite dal Pd, non hanno funzionato perché sono uno strumento che non riesce a svolgere in modo corretto la sua funzione originaria” ossia creare leadership e selezionare una nuova classe dirigente (non ce n’eravamo accorti, comunque).
“Negli ultimi tempi poi sempre più spesso capita che il candidato del partito venga percepito come fosse l’insostenibile simbolo di una grigia candidatura “d’apparato”. Anche per questo motivo l’idea che per migliorare le primarie si debba delegare proprio all’apparato la scelta del candidato giusto da presentare sembra essere, semmai, un modo per strozzare, e non per migliorare, il meccanismo delle primarie. In questo momento dobbiamo avere il coraggio istituendo un comitato di garanti eletto dalla direzione il quale, oltre a espletare la funzione di gestione delle primarie, si prenda carico di redigere il regolamento delle primarie affinché esse siano espressione di tutto il partito e non solo di una ristretta cerchia magica riconducibile alla segreteria. Tale passaggio non solo è indispensabile, ma è di vitale importanza: noi non vogliamo consegnare la città in mano al centrodestra o peggio ancora in mano al M5S”.
In buona sostanza, da quanto riportato, sembrerebbe più un “no alle primarie, … così come sono concepite”. C’è da dire che però, ad oggi, si continua a parlarne come di una semicertezza (è il “semi” che stona) e uno dei sicuri “concorrenti” sarebbe un altro “giovane”, dissidente, renziano, presidente di circoscrizione (comuni denominatori che condivide con il sopracitato Russo): Francesco Palano Quero. Raggiunto telefonicamente, il presidente della IV municipalità ha commentato “dalle primarie indietro non si torna. Sono l’unico strumento essenziale. Stiamo lavorando ad un programma che offriremo a chi vorrà condividerlo”. Ci ha preannunciato, inoltre, un incontro che si terrà nei prossimi giorni e in occasione del quale si discuteranno alcuni punti essenziali. Circa poi l’ipotesi che le tanto discusse primarie possano saltare e su cosa significherebbe per lui, relativamente alla permanenza nel partito o meno, aggiunge: “è una nefasta ipotesi. A suo tempo valuteremo il da farsi”.
E giacchè, come dicevamo, questo balletto della politica nazionale e locale sembra più un reality o una soap ormai, il miglior modo di concludere questo scritto, ci sembra essere: “appuntamento alla prossima puntata”. (ELEONORA URZI’)