«Ho sempre collaborato con l’autorità giudiziaria di Messina alla quale ho trasmesso tutte le segnalazioni e gli atti richiesti come pure ho fatto segnalazioni ai titolari dell’azione disciplinare». Lo dice il capo della Procura di Siracusa, Francesco Paolo Giordano (foto in alto), a proposito dell’arresto dell’ex pm Giancarlo Longo finito in manette ieri, su ordine del gip di Messina, per corruzione, falso e associazione a delinquere. Il caso è scoppiato dopo la denuncia dei colleghi della procura di Siracusa.
Giordano ribadisce il ruolo di primo piano che ha avuto nell’inchiesta della Procura che ha portato all’arresto di quindici persone, tra cui oltre a Longo, gli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore. «Ho attivato tutti gli strumenti che erano in mio possesso», chiarisce Giordano. Il procuratore non vuole entrare nel merito della vicenda, ma ci tiene a sottolineare che: «l’unica autorità che poteva e sta facendo chiarezza è l’autorità giudiziaria competente».
A carico del procuratore il Csm ha aperto un procedimento che potrebbe portare al trasferimento per incompatibilità ambientale. «Ho chiarito ampiamente la mia vicenda a chi di dovere: – ha spiegato – mi sono difeso e continuerò a difendermi per far emergere la mia assoluta correttezza ed estrema conformità alle regole ordinamentali e processuali». (G.Pensavalli)