
Si apre un nuovo capitolo giudiziario per l’Università di Messina. L’ex rettore Salvatore Cuzzocrea e l’ex direttore generale dell’ateneo Francesco Bonanno sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di turbativa d’asta e falso, in relazione a una serie di appalti assegnati durante la loro gestione e successivamente oggetto di rilievi da parte dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione).
La decisione è stata presa dal gup Arianna Raffa, che ha accolto la richiesta della pm Francesca Bonanzinga. Il processo si aprirà il prossimo 4 giugno davanti al giudice monocratico, a seguito dell’estensione delle competenze di questa figura introdotta dalla recente riforma giudiziaria.
Le difese respinte
I legali dell’ex rettore, gli avvocati Giorgio Perroni ed Elena Florio, avevano sostenuto la correttezza delle procedure adottate, facendo riferimento al Decreto semplificazioni. Inoltre, avevano sottolineato che Cuzzocrea non aveva partecipato direttamente alla fase istruttoria, ma si era limitato a illustrare relazioni a firma di Bonanno. La difesa aveva infine evidenziato che il Consiglio di amministrazione dell’Università aveva approvato l’intero iter, garantendo quindi la legittimità delle decisioni prese. Tuttavia, il gup ha ritenuto le argomentazioni insufficienti, confermando il rinvio a giudizio.
Il coinvolgimento dell’Anac e gli appalti sotto inchiesta
L’indagine prende spunto dai rilievi mossi dall’Anac nell’aprile 2022, relativi alla gestione di appalti, forniture e servizi per l’ateneo peloritano. Le contestazioni riguardano cinque affidamenti diretti, per un valore complessivo di oltre 35 milioni di euro:
- Efficientamento energetico del patrimonio immobiliare dell’Università (10 milioni di euro);
- Restauro conservativo e riqualificazione degli edifici universitari (8 milioni di euro);
- Conversione di un padiglione del Policlinico in residenze universitarie (9 milioni di euro);
- Fornitura di arredi per il Dipartimento Dicam (400mila euro);
- Risistemazione dell’ex Hotel Riviera come residenza studentesca (8,5 milioni di euro).
Gli altri imputati e i patteggiamenti
Oltre a Cuzzocrea e Bonanno, il processo coinvolge sei imprenditori, titolari delle ditte che hanno realizzato i lavori e fornito materiali all’ateneo: Daniele Renna (Catania), Raffaele Olivo (Gorizia), Giuseppe Cianciolo (Palermo), Santo Franco (Gangi), Michelangelo Geraci (Mussomeli) e Irene Ricciardello (ex sindaca di Brolo).
Due di loro, Renna e Olivo, hanno optato per il patteggiamento, ottenendo una pena di 10 mesi di reclusione e una multa di 600 euro. Gli altri sei imputati affronteranno il processo nella stessa udienza del 4 giugno.
L’Università di Messina, rappresentata dall’Avvocatura dello Stato, si è costituita parte civile nel procedimento.
Uno scandalo destinato a far discutere
L’inchiesta sui presunti illeciti negli appalti universitari getta un’ombra sulla gestione amministrativa dell’Università di Messina negli ultimi anni. Se le accuse fossero confermate, ci troveremmo di fronte a un caso di grave irregolarità nella gestione dei fondi pubblici, con un impatto significativo sul futuro dell’ateneo.
Non resta che attendere l’evolversi del processo per capire se si tratta di un fraintendimento giuridico o di una delle pagine più buie nella storia dell’Università peloritana.