Addio Tullio, maestro di vita

di Andrea Brancato – Ci sono incontri che segnano un percorso, figure che diventano punti di riferimento e che, nel tempo, ti accorgi che ti hanno insegnato più di quanto avresti immaginato. Tullio Lanese, per me, è stato questo.

Lo ammiravo già da quando io giovane arbitro ne seguivo le gesta, poi, nel 1990, quando si candidò al Consiglio comunale, ebbi l’occasione di conoscerlo. In quella circostanza mi avvicinai a Lui e, da quel momento, per oltre dieci anni gli sono stato al fianco, accompagnandolo nei suoi impegni.

Nel 1992, quando decise di smettere di arbitrare, avrebbe potuto continuare: aveva ancora un anno a disposizione. Ma lui volle chiudere la sua carriera sul campo dopo aver diretto la semifinale degli Europei. Tornò a Messina con la barba lunga, e fu l’unica volta che lo vedemmo così: lui, sempre impeccabile, in giacca e cravatta ogni giorno, aveva scelto quel segno per suggellare la fine di un’epoca e l’inizio di una sfida ancora più grande.

Da lì iniziò il suo percorso da dirigente, culminato con la presidenza dell’AIA per due mandati.
Ero con lui nel 1990, quando fu eletto consigliere comunale a Messina. Ero con lui quando, nel 2000, diventò presidente dell’AIA, segnando una delle pagine più importanti del mondo arbitrale italiano. Ero al suo fianco anche nel 2008, quando si candidò alle elezioni regionali e con 2.669 voti sfiorò l’ingresso all’ARS. E ancora, ho vissuto con lui l’esperienza nel mondo assicurativo, quando fu eletto presidente nazionale del gruppo agenti, incarico che ha ricoperto con lo stesso rigore che metteva in ogni suo ruolo. Esperienze che per me sono state una palestra di vita, ricche di insegnamenti e aneddoti che ancora oggi porto con me.

Nel mondo del calcio sarà ricordato per la sua straordinaria carriera, ma per chi lo ha conosciuto davvero, Lanese era molto di più. Uomo di carisma e disciplina, rigoroso nelle scelte e nelle relazioni, capace di trasmettere sicurezza a chi lavorava con lui. Mi ha insegnato tanto, forse più di quanto lui stesso potesse immaginare.
Negli ultimi anni, la malattia ha portato via il Tullio che conoscevamo. Io, sbagliando, non ho avuto la forza di stargli vicino come avrei dovuto, e questo resterà un rimpianto. Ma oggi voglio ricordarlo non per ciò che la vita gli ha tolto, ed è stato tanto, tantissimo, ma per tutto ciò che ha dato alla sua Messina, al mondo dello sport, e a chi, come me, ha avuto la fortuna, l’onore e l’orgoglio di condividere assieme un pezzo di strada.
Grazie di tutto, Tullio.

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