Messina affonda nella classifica del Sole 24 Ore: cronaca di un declino annunciato

La provincia di Messina si ritrova, ancora una volta, relegata nelle basse sfere della classifica annuale sulla qualità della vita stilata dal “Sole 24 Ore”, scendendo al 91° posto su 107. Un’ennesima performance desolante, che segna una perdita di due posizioni rispetto al 2023 (quando già non brillava, attestandosi all’89° posto). Così, mentre Bergamo festeggia il primo posto seguita da Trento e Bolzano, Messina continua il suo declino, dimostrando di essere, nei fatti, un microcosmo che riflette tutti i problemi endemici del Sud Italia.

Novantunesima su 107 non è solo un numero: è un giudizio impietoso sulla capacità della città e della sua provincia di garantire una vita dignitosa ai suoi abitanti. Ma cosa significa realmente essere piazzati così in basso? Significa confrontarsi ogni giorno con servizi inadeguati, infrastrutture fatiscenti, opportunità economiche sempre più rare e una perenne emigrazione dei giovani migliori verso lidi più promettenti. Eppure, paradossalmente, si fa strada un’inerzia che sembra aver anestetizzato cittadini e istituzioni, incapaci di una reazione che vada oltre i comunicati stampa di rito o i proclami da campagna elettorale.

La classifica è, ancora una volta, lo specchio di un Paese profondamente spaccato. Le prime dieci posizioni sono saldamente nelle mani delle province del Centro-Nord, con Bergamo, Trento, Bolzano e Monza-Brianza che brillano per efficienza, sviluppo economico e qualità dei servizi. In fondo alla classifica, a tenere compagnia a Messina, troviamo le solite note: Reggio Calabria, Napoli, Crotone, e una lunga lista di province meridionali.

Messina, in particolare, sembra bloccata in un eterno purgatorio. Da quando il “Sole 24 Ore” ha inaugurato questa classifica nel 1990, la miglior posizione raggiunta è stata un modesto 76° posto nel lontano 1995. Da allora, la città ha alternato discese vertiginose a timidi rialzi che non hanno mai superato l’ottantesimo posto. Una parabola che racconta di occasioni perse e di una classe dirigente spesso distratta, quando non apertamente incompetente.

I numeri che condannano Messina

La posizione complessiva della provincia è il risultato di sei macroaree d’indagine, e i dati sono impietosi:

  • Affari e lavoro: 101° posto, con un tasso di occupazione al 66,4% nella fascia 20-64 anni e una costante emorragia di talenti verso altre regioni o Paesi. La città manca completamente di attrattività per le imprese, e il numero di startup innovative è praticamente inesistente.
  • Ambiente e servizi: 98° posto, con un tracollo di 22 posizioni rispetto all’anno scorso. La qualità della vita per bambini, giovani e anziani è drammaticamente bassa, e l’indice di fragilità urbana è tra i peggiori d’Italia.
  • Ricchezza e consumi: Novantunesima posizione, con una disuguaglianza del reddito in costante crescita e retribuzioni medie tra le più basse del Paese.

Non mancano, tuttavia, alcuni segnali incoraggianti. Nella macroarea Giustizia e sicurezza, Messina guadagna 7 posizioni e si piazza al 67° posto, grazie a una diminuzione dei tempi medi per i procedimenti civili e a un miglioramento di alcuni indicatori di sicurezza.

Anche nella macroarea Cultura e tempo libero si registra un progresso: Messina si colloca al 55° posto, con un aumento di 16 posizioni. La presenza di strutture ricettive, la digitalizzazione e l’offerta culturale rappresentano un barlume di speranza per una provincia che sembra sempre più schiacciata dal peso delle sue inefficienze.

Una classe dirigente sotto accusa

La domanda che molti messinesi si pongono è: chi è responsabile di questo perpetuo stato di mediocrità? Non è solo colpa di un sistema Paese che penalizza il Sud, ma anche di una classe dirigente locale incapace di affrontare con serietà e continuità i nodi strutturali della città. A mancare è una visione strategica: si naviga a vista, tamponando le emergenze senza mai impostare un piano di sviluppo a lungo termine.

Non tutto è perduto, ma è necessario un cambiamento radicale. Investire in formazione, infrastrutture, energie rinnovabili e turismo sostenibile potrebbe rappresentare una svolta per Messina. Ma senza un impegno collettivo – da parte delle istituzioni, delle imprese e dei cittadini – ogni tentativo rischia di naufragare.

La classifica del “Sole 24 Ore” non è solo un elenco di numeri, ma un invito a riflettere. Per Messina, è l’ennesima chiamata a un risveglio che, purtroppo, sembra sempre più lontano.

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