Il Gup del Tribunale di Messina, Monia De Francesco, ha accolto le richieste di costituzione di parte civile di quattro associazioni del movimento antiracket “Sos Impresa – Rete per la Legalità” nell’ambito del processo scaturito dalla maxi inchiesta antimafia Nebrodi 2. Il procedimento riguarda un vasto sistema di estorsioni a imprenditori locali, finalizzato al controllo del territorio e a truffe per ottenere contributi dall’Unione Europea tramite l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura).
Le associazioni coinvolte, che si sono costituite parte civile in udienza preliminare, sono il Coordinamento Regionale Rete per la Legalità Sicilia, rappresentato dall’avvocato Nuno Gerbino; la Rete per la Legalità Messina, assistita dall’avvocato Nino Todaro; la Rete per la Legalità Barcellona, con l’avvocato Marco Conti Gallenti; e l’Acis di Sant’Agata di Militello, rappresentata dall’avvocato Ubaldo Musarra.
Giuseppe Scandurra, vicepresidente nazionale di Sos Impresa – Rete per la Legalità, ha sottolineato l’importanza della costituzione di parte civile, definendola un momento cruciale per dimostrare concretamente il sostegno alle vittime di racket ed estorsioni. “È una testimonianza attiva della nostra presenza accanto a chi ha il coraggio di denunciare,” ha dichiarato Scandurra. Ha inoltre lodato l’azione delle otto persone offese che, con le loro denunce, hanno dato impulso alle indagini e ora si preparano ad affrontare i loro presunti estorsori in tribunale. “Noi saremo sempre al loro fianco, ribadendo che solo facendo squadra con lo Stato si possono ottenere risultati significativi per la giustizia e la libertà delle persone oneste,” ha concluso.
L’operazione Nebrodi 2 rappresenta un capitolo importante nella lotta contro la mafia dei pascoli, una delle principali fonti di reddito illecito per i clan della zona dei Nebrodi, in particolare quelli legati a Tortorici. Nel giugno scorso, la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) aveva notificato la chiusura delle indagini, avviate a febbraio con l’arresto di 23 persone (21 in carcere e 2 ai domiciliari). L’inchiesta ha coinvolto 60 indagati, con 14 misure interdittive e il sequestro di 369 titoli Agea e beni per un valore di 764mila euro, tra cui otto società agricole.
Il processo si concentrerà sulla ricostruzione delle estorsioni subite dagli imprenditori locali, spesso costretti a cedere contributi o terre sotto minaccia, e sulle truffe milionarie ai fondi europei.
L’accoglimento delle parti civili rappresenta un segnale di forte contrasto alla criminalità organizzata e un invito a non cedere al ricatto mafioso. La battaglia giudiziaria del processo Nebrodi 2 sarà anche un momento simbolico per riaffermare i principi di giustizia e libertà, e per sostenere chi ha scelto di opporsi al potere mafioso, guardandolo in faccia con coraggio e determinazione.