Nonostante il fine pena, il passato e il ruolo attribuitogli nell’organizzazione mafiosa continuano a pesare. Scarcerato lo scorso 25 novembre per fine pena dalla struttura di Milano-Opera, l’ex avvocato barcellonese Rosario Pio Cattafi, già condannato in via definitiva a sei anni di reclusione come membro “organico” di Cosa Nostra barcellonese fino al 2000, è stato dichiarato “socialmente pericoloso”. La decisione è stata presa dal Tribunale di Sorveglianza di Milano, che ha reso esecutiva la misura della sorveglianza speciale per due anni, adottata inizialmente nell’ambito della maxi-operazione antimafia “Gotha 3”.
Per i prossimi due anni, Cattafi non potrà lasciare la provincia di Messina, salvo specifiche autorizzazioni da parte dell’autorità giudiziaria. La misura si basa anche sulla valutazione della relazione finale del carcere di Milano-Opera, redatta dalla direttrice Stefania D’Agostino.
Arrestato nel 2012 durante l’operazione “Gotha 3”, Cattafi è stato descritto nei processi come una figura di raccordo tra Cosa Nostra e apparati istituzionali deviati, un vero e proprio “colletto bianco” con un ruolo cruciale nella cosca mafiosa barcellonese dal 1993 al 2000. La sua pena definitiva di sei anni, rideterminata nel 2021 dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria e confermata dalla Cassazione nel 2023, ha concluso una vicenda giudiziaria iniziata con accuse ben più gravi, tra cui quella di essere il capo della cosca barcellonese.
Nella relazione finale del carcere, Cattafi ha mostrato atteggiamenti «appropriati» verso operatori e detenuti, ma le sue dichiarazioni di disprezzo verso la mafia e di estraneità alle logiche criminali non hanno trovato riscontri oggettivi. La relazione evidenzia come il detenuto abbia respinto fermamente l’accusa di associazione mafiosa (art. 416 bis) e negato legami con ambienti mafiosi, nonostante fosse stato testimone di nozze di Giuseppe Gullotti, noto boss barcellonese. Tuttavia, la sua condotta non ha mai portato a un’assunzione di responsabilità chiara e concreta.
La figura di Cattafi è stata definita in sentenza come una “cerniera” tra mafia e poteri legali, un elemento chiave nei rapporti tra criminalità organizzata e istituzioni corrotte. Il suo arresto nel 2012 e la successiva condanna hanno segnato uno dei capitoli più significativi nella lotta alla mafia barcellonese, condotta dalla DDA di Messina e dai Carabinieri del ROS.