Il maxi processo antimafia “Nebrodi”, che ha rivelato al mondo l’operato della mafia dei pascoli e le truffe agricole per milioni di euro ai danni dell’Unione Europea, continua a far parlare di sé con nuovi sviluppi. A gennaio 2020, l’operazione ha smascherato i traffici illegali portati avanti dai clan tortoriciani dei Batanesi e dei Bontempo Scavo, ma le ramificazioni giudiziarie sono ancora in corso. Ieri si è celebrata l’udienza preliminare davanti alla giudice Ornella Pastore per 35 imputati, rimasti fuori dal giudizio principale per cause tecniche come mancati avvisi e stralci procedurali.
L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore della Dda di Messina Francesco Massara, ha chiesto il rinvio a giudizio per la maggior parte degli imputati, tra cui presunti membri della mafia dei Nebrodi e diverse “teste di legno”, individui che si intestavano i terreni per conto delle famiglie mafiose. Il piano criminale prevedeva la richiesta fraudolenta di contributi europei per terreni agricoli, senza averne alcun titolo legale. Gli imputati provengono da diverse zone della Sicilia, tra cui Caltagirone, Nicosia, Paternò, Adrano e Sant’Agata Militello.
Tra i 35 imputati figurano nomi come Giuseppe Davide Amarù, Santa Giuseppa Armeli Moccia, Antonino Mattia Faranda, Andrea Favazzo e Giacomo Lombardo. Il pm ha richiesto il “non luogo a procedere” per alcuni casi di truffa in cui altri imputati del processo principale erano già stati assolti. Un altro imputato, Salvatore Costanzo Zammataro, ha chiesto di accedere al rito abbreviato, che avrà il suo momento decisivo il prossimo 4 dicembre.
La giudice Pastore ha inoltre dichiarato la “irreperibilità” di tre imputati, Davide Brugaletta, Iosif Marian Nicolae e Salvatore Giallanza. La prossima udienza preliminare è stata fissata per il 13 novembre, mentre per il rito abbreviato bisognerà attendere il mese di dicembre.