Il disastro degli asili nido a Messina: proclami e realtà

L’annunciata riduzione delle rette degli asili nido a Messina si è rivelata nient’altro che “rumuru i carrozza” secondo le parole di Angela Rizzo, dell’associazione “Diritti in Movimento”. Rizzo, attraverso i social, denuncia l’assenza di volontà politica e gestionale nel risolvere il drammatico gap tra la domanda di posti disponibili negli asili e la reale offerta comunale. In una città di oltre 221 mila abitanti, ci sono soltanto cinque asili nido comunali, capaci di ospitare 123 bambini. Il numero dovrebbe salire a 141 solo con l’apertura dell’asilo nido al CEP, ma questo resta insufficiente rispetto alle necessità della popolazione.

Nonostante il Governo Nazionale da anni finanzi iniziative per ampliare l’offerta di asili nido pubblici e agevolare l’accesso a quelli privati, Messina sembra non riuscire a gestire efficacemente i fondi a disposizione. Tra questi si annoverano i fondi PAC Infanzia (PNSCIA), le risorse previste dal D.Lgs. 65/2017, oltre al Fondo di solidarietà comunale e ai fondi del bilancio comunale, con l’aggiunta della compartecipazione richiesta alle famiglie. Tutti fondi che transitano attraverso Messina Social City, la partecipata comunale incaricata della gestione dei servizi sociali.

Un punto cruciale sottolineato da Rizzo riguarda la mancata riduzione delle rette. In base alle normative vigenti, parte delle risorse destinate ai servizi per i bambini da 0 a 3 anni, ai sensi del D.Lgs. 65/2017, dovrebbero essere utilizzate per sostenere gli asili nido comunali e ridurre i costi a carico delle famiglie. Questo, secondo la Rizzo, non è un “favoritismo” da parte dell’amministrazione comunale, ma un preciso obbligo di legge, che però non sembra essere rispettato.

A complicare ulteriormente la questione, la delibera comunale n. 241 del 10 giugno 2024 ha stabilito rette ben superiori rispetto ad altre città siciliane come Palermo e Catania. “Nonostante l’assessora alle politiche sociali abbia annunciato lo scorso 1 settembre una riduzione delle rette fino al 90%, i fatti raccontano un’altra storia. Le lettere consegnate ai genitori mostrano invece un quadruplicarsi delle tariffe, passando da 54 euro al mese a 214 euro, con la giustificazione che il comune non avrebbe stanziato i fondi necessari. 10 euro in più per chi usufruisce del servizio full-time, quindi 64 euro, che non hanno comunque rispettato la promessa riduzione del 90%”.

A peggiorare le cose è l’assenza di risposte ufficiali. La Rizzo riferisce di aver inviato più volte richieste di chiarimenti, senza ottenere alcun riscontro da parte degli asili comunali, della Messina Social City o dalla segreteria del sindaco. Solo il 19 settembre, i genitori hanno ricevuto una comunicazione informale tramite WhatsApp, che però non ha risolto le loro preoccupazioni.

Di fatto, l’orario prolungato degli asili, che dovrebbe essere garantito dai fondi extra-bilancio, richiede un ulteriore supplemento per le famiglie. In confronto, un asilo privato di qualità a Messina ha una retta media di circa 275 euro al mese, con supplementi per l’orario extra, che diventa più competitivo rispetto alle attuali condizioni del servizio pubblico.

In sintesi, la tanto proclamata riduzione delle rette non si è concretizzata e le famiglie a basso reddito continuano a lottare con costi eccessivi per un servizio che dovrebbe essere un diritto garantito. Le famiglie con un ISEE inferiore ai 15 mila euro, che avrebbero dovuto beneficiare maggiormente degli sconti, si trovano ora a dover pagare molto più di quanto inizialmente previsto.

La gestione comunale sembra ignorare la gravità della situazione e, nonostante i proclami dell’amministrazione, continua a mortificare le famiglie e il consiglio comunale, che appare essere relegato a una funzione puramente formale. (pal.ma)

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