Assistenza domiciliare: se tre “indizi” fanno una prova. Le voci degli utenti che inchiodano Messina Social City

di Palmira Mancuso – Mentre la pubblica narrazione da parte dei vertici di Messina Social City e della stessa Amministrazione comunale ci trasferisce l’immagine di una società attenta agli ultimi, inondando i social (ma chi li gestisce?!) di foto e immagini di progetti da migliaia di euro, il servizio di assistenza domiciliare è un buco nero.

Negli ultimi giorni abbiamo raccolto la testimonianza di tre utenti. Si tratta di familiari degli assistiti, e in un caso di una assistita, che è ancora molto lucida a dispetto dell’età e delle sofferenze fisiche. Lo sottolineiamo perché purtroppo gli assistiti sono anziani, particolarmente fragili, che temono anche di subire “ritorsioni” se si lamentano di come vengono assistiti. Chi li bolla per “pazzi”, chi come abbiamo sentito da una consigliera comunale nella famosa commissione consiliare mai pubblicata (ma la trovate sulla pagina di messinaora) perlomeno “capricciosi”. Qui uno stralcio delle dichiarazioni raccolte:

Prima di chiedere “aiuto” esterno, questi utenti hanno cercato di risolvere le problematiche riscontrate mettendo al corrente l’assistente sociale di riferimento, ma alla fine esasperati hanno individuato in chi scrive la possibilità di portare all’attenzione pubblica la propria storia.

Non scenderemo nei dettagli, ma quello che abbiamo ascoltato rappresenta una palese violazione dei diritti degli assistiti, che siano anziani o disabili gravi: questi casi hanno in comune il grave disagio di cambiare nell’arco di pochi mesi diversi operatori, alcuni con contratti da un mese, alcuni totalmente inadeguati al ruolo tanto da non sapere come prendere in braccio un bambino, o mettere le calze a compressione, o lavare le parti più delicate senza provocare dolore.

Pubblichiamo di seguito una mail indirizzata a Valeria Asquini, all’assessora Calafiore e al sindaco Basile, per capire meglio di cosa stiamo parlando: “Siamo genitori di un bambino di 9 anni affetto da distrofia muscolare down e cardiopatico, usufruiamo del servizio di assistenza della social city dal mese di febbraio viene al nostro domicilio un’operatrice molto preparata e garbata in questo lasso di tempo una volta gli hanno sospeso il contratto, perché scaduto. In sua assenza sono venute altri operatori una decina circa ma nessuno è stato in grado di prendere in braccio nostro figlio diversamente abile per l’igiene. alla persona Addirittura un’operatrice nel tentativo di prendere il bambino lo ha graffiato tutta la schiena. Un’ altra operatrice gli era quasi caduto mio figlio mia moglie se buttata subito per prenderlo ecc. Successivamente gli hanno prorogato il contratto e Il prossimo 6 settembre scade il contratto alla nostra operatrice, che peraltro nostro figlio di nove anni si è molto affezionato, e ancora non sappiamo chi verrà in sua sostituzione e se, soprattutto, è in grado di prendere in braccio il bambino se circa 20 operatrici non sono riuscite! quindi la nostra domanda é perché togliere una vecchia operatrice che conosce il bambino da come prenderlo? la seconda domanda è perché togliere in operatrice che l’utente che nostro figlio si è affezionato? perché mettere persone che non sanno fare il proprio lavoro?”.

La cosa che più ci ha fatto male poi, è stato il racconto di una dignitosissima anziana, che da ben sette anni usufruisce dell’assistenza domiciliare. Questa donna, che a stento tratteneva le lacrime, ha raccontato i modi sbrigativi delle ultime operatrici che sono arrivate a casa (una volta scaduto il contratto di una operatrice “storica”) tanto da sentirsi umiliare perché chiedeva aiuto per farsi il bagno: gli hanno detto di mettersi una doccia, perché non riuscivano a farla entrare in vasca. E poi lavano senza spazzare, solo la camera in cui soggiorna l’assistita, perché possono fare solo “qualcosina”. Questa donna aveva diritto a tre ore di assistenza personale e tre di assistenza igienica. Adesso le ore sono diventate 5, e senza capirne il motivo.

Infine, abbiamo raccolto il grido di dolore di una figlia che sta assistendo la propria madre e che si è rivolta tramite l’Asp alla Messina Social City: e questo caso, oltre alle questioni che riguardano la qualità del servizio, tocca un punto inequivocabilmente importante per la gestione economica.  Perché al netto di aver cambiato sei operatrici in tre mesi, al netto di cinque giorni di sospensione del servizio perché l’operatrice andava in ferie, un servizio di Sada H (per il quale ricordiamo che il Comune paga ogni mese una fattura da oltre un milione di euro alla Messina Social City) è stato svolto con i Fondi Pac, e successivamente l’ultimo contratto con i fondi CERALACCA. In pratica questi “operatori” che vengono mandati allo sbaraglio e che entrano nelle case e nella sfera più intima delle persone, sono “di passaggio”, magari con contratti da uno o due mesi. E tutto alle spalle degli utenti, che hanno scoperto solo dopo le nostre denunce che facevano parte della “sperimentazione” che la Asquini ha detto di aver fatto per far “provare” i servizi agli utenti. In questo caso, da agosto è stata chiesta la compartecipazione con il rinvio degli stessi documenti, prima sollecitati poi (quando si è appalesato lo spettro di un avvocato di parte) ritrovati.

Dopo la commissione consiliare la vicenda dell’assistenza domiciliare è sparita dall’agenda politica. E la stabilizzazione di 133 operatori ha dato lo sturo a nuova propaganda (ma era un loro diritto essere stabilizzati dopo due anni di servizio), ma resta da chiarire la gestione di fondi che vanno a coprire servizi essenziali per i quali il Comune già paga. Insomma fondi di bilancio ed extrabilancio per gli stessi (cattivi) servizi.

 

 

 

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