L’estate 2024 sta regalando ben più di sole e mare agli abitanti della provincia di Messina e ai turisti che affollano le sue coste. Nei dibattiti sotto l’ombrellone, sui social media e tra gli avversari politici, il cosiddetto “triangolo” Amam-Taormina-Siciliacque continua a far parlare di sé, con toni accesi e, spesso, polemiche che sembrano lontane dall’essere risolte. La questione, che ruota intorno alla distribuzione dell’acqua tra Messina e Taormina, sta diventando un vero e proprio caso politico, con accuse reciproche e una gestione delle risorse idriche che solleva non pochi interrogativi.
Il Contesto del “Soccorso Idrico”
Per capire il presente, bisogna fare un passo indietro. Sin dal 2012, l’Amam (Azienda Meridionale Acque Messina) ha stabilito un rapporto diretto con il Comune di Taormina, fornendo 5 litri di acqua al secondo come forma di “soccorso idrico” durante i periodi di maggiore necessità. Questo accordo, che allora non prevedeva un ritorno d’acqua a Messina, era stato concepito per rispondere a emergenze estive, ma col tempo ha accumulato un debito da parte del Comune di Taormina, attualmente quantificato in circa 100.000 euro.
Con l’avvento della convenzione con Siciliacque, la situazione è cambiata. Oggi, Taormina preleva 12 litri al secondo dalla condotta del Fiumefreddo, quantità che Messina recupera dalla condotta dell’Alcancara, gestita proprio da Siciliacque. Tuttavia, questo cambio di gestione ha alimentato ulteriori tensioni, con accuse di favoritismi e scelte politiche che avrebbero avvantaggiato Taormina a scapito di Messina.
Il Caso di Giardini Naxos: un paradosso silenzioso
Mentre il dibattito tra Messina e Taormina si accendeva, un altro caso, forse ancor più emblematico, è rimasto in secondo piano: il rapporto tra Amam e il Comune di Giardini Naxos. Dal 1999, Amam fornisce a Giardini Naxos 5 litri d’acqua al secondo senza alcuna compensazione, né in termini di acqua né di denaro. Anzi, negli anni, il debito del Comune di Giardini Naxos è lievitato fino a raggiungere la cifra di 480.233 euro, al 12 aprile 2024. A oggi, questo debito è ulteriormente aumentato, senza che vi sia stato alcun pagamento.
La situazione è diventata così critica che Amam ha minacciato di interrompere la fornitura d’acqua, trovandosi però a dover continuare la distribuzione su ordine della prefettura, per evitare un’emergenza idrica nella cittadina turistica. A complicare ulteriormente il quadro, la mancata attuazione di una transazione concordata lo scorso aprile, che avrebbe dovuto portare a una soluzione almeno temporanea.
Il Nodo della Politica e le Dichiarazioni Contrapposte
In questo scenario intricato, le voci politiche non si sono fatte attendere. Cateno De Luca, sindaco di Messina e leader di Sud chiama Nord, ha sottolineato come la situazione sia frutto di anni di mala gestione e ha puntato il dito contro il Comune di Giardini Naxos per il mancato pagamento, sottolineando come Messina, invece, non riceva più alcun soccorso idrico, ma solo l’acqua di sua competenza da Siciliacque.
Sul fronte opposto, la senatrice di Italia Viva, Dafne Musolino, ha difeso la scelta del vettoriamento dell’acqua verso Taormina, considerandola una decisione che ha beneficiato esclusivamente quel Comune, ma in maniera legittima, in quanto Messina non sarebbe stata penalizzata da questa operazione.
Conclusione: un futuro incerto
La “guerra dell’acqua” tra Messina e Taormina, e l’aggravarsi della situazione con Giardini Naxos, mette in evidenza un problema di fondo nella gestione delle risorse idriche in Sicilia. Finché Siciliacque, come voce “terza”, non offrirà un chiarimento ufficiale, difficilmente si arriverà a una soluzione definitiva. Nel frattempo, i cittadini dei comuni coinvolti continuano a soffrire le conseguenze di scelte politiche e amministrative che, invece di garantire un equo accesso a un bene fondamentale come l’acqua, sembrano alimentare divisioni e controversie.