Nove, forse dieci dipendenti del Comune di Messina si trovano in una situazione paradossale. Sono stati assunti, ma in realtà non sono assunti, confinati in un limbo burocratico. Tra loro potrebbe esserci anche il comandante della polizia municipale. Nonostante siano vincitori di concorso, questi lavoratori sono fermi al palo a causa di un intoppo burocratico non notato dai vertici del Comune.
Il nodo della questione risiede in una norma precisa: il decreto legge 113 del 2016. Secondo questa legge, i Comuni non possono effettuare assunzioni se i documenti contabili non sono stati approvati entro i termini stabiliti. Il Comune di Messina, nello specifico, non ha approvato né il rendiconto né il bilancio consolidato entro il termine del 30 aprile. Di conseguenza, dal 1° maggio, ogni assunzione è vietata.
“Forti preoccupazioni per i risvolti giuridici-amministrativi nei confronti dei dipendenti assunti” hanno espresso Francesco Fucile e Giuseppe Previti, rispettivamente Segretario Generale e segretario provinciale della FPCGIL, secondo la normativa vigente, comporterebbe l’assunzione illecita di spesa e, conseguentemente, un nocumento erariale per l’Amministrazione da considerarsi danno erariale, che andrà determinato avuto riguardo alle retribuzioni erogate al personale dalla data di assunzione fino alla data di avvenuta approvazione del Bilancio mancante (Corte dei Conti Sicilia).
“I dipendenti oggetto dell’”errore” son diversi – specificano i sindacalisti – 6 in possesso di contratto di assunzione sottoscritto regolarmente dalle parti, 1 dipendente in comando per cui è stata effettuata la consequenziale assegnazione in data 04.06.2024, giusta Determinazione Segretaria Generale n.4732; 2 dipendenti, invece, si trovano in una situazione paradossale, angosciante sia sul piano pratico che psicologico: infatti, dal 1 Luglio 2024 data di “assunzione”, pur in presenza del tesserino per la timbratura consegnato dagli uffici, con regolare apertura di posizione contributiva all’INPS e nonostante gli sia stato sottoposto il contratto e solo da loro firmato, in attesa della firma del Direttore Generale e dell’assegnazione ad un Dipartimento e/o Ufficio, apprendono che non si è instaurato alcun rapporto di lavoro con il Comune di Messina.
Infatti, in data 17.07.2024, il Direttore Generale con una comunicazione rende loro noto che “erroneamente era stato comunicato di potere sottoscrivere il contratto di lavoro subordinato con il Comune di Messina in data 28.06.2024” e che pertanto in osservanza della citata normativa, il Direttore Generale non ha sottoscritto il contratto e che nessun tipo di rapporto di lavoro si è instaurato con i lavoratori. Per il Direttore Generale tutto si concretizzerà non appena approvato il rendiconto ed il consolidato!”
Il direttore generale del Comune, Salvo Puccio, dal canto suo, ha riconosciuto il problema, scrivendo agli interessati: «Questo ente, non avendo provveduto entro il termine predetto all’approvazione del rendiconto e del conto consolidato, riversava nel divieto di assunzione sancito» appunto dal decreto legge. Pertanto, le assunzioni potranno diventare effettive solo dopo l’approvazione dei documenti contabili.
Sulle assunzioni in Comune senza l’approvazione del rendiconto è intervenuto anche il gruppo consiliare del PD, con Felice Calabrò, Alessandro Russo e Antonella Russo, che hannochiesto la convocazione della commissione preposta.
Il sindaco Federico Basile, con una nota stampa, ha espresso la sua volontà di fare piena chiarezza sulla vicenda. «È interesse principalmente mio verificare cosa sia realmente successo», ha dichiarato. Ha inoltre sottolineato di aver richiesto immediatamente chiarimenti formali non appena venuto a conoscenza dei fatti, il 16 luglio. «Pretendo che venga fatta completa e piena chiarezza, anche nel rispetto dei dipendenti».
Il sindaco ha anche rivolto un messaggio ai sindacati e alle forze di opposizione, rassicurando che sono in corso tutte le verifiche necessarie per accertare le eventuali responsabilità e per garantire che il Comune non subisca conseguenze dal mancato rispetto delle norme del Testo Unico degli enti locali.