“Barba e capelli nei locali adibiti a sala mensa, bagni sporchi e quasi impraticabili, ospiti che fanno le pulizie e condizionatori spenti. E’ questo il quadro dell’estate infernale alla struttura “Fratelli Tutti” che ha sostituito di fatto quella che era la Casa di Vincenzo, e che il Comune ha affidato alla gestione della Messina Social City per offrire ai senza tetto una alternativa alla strada. Ancora una volta chiediamo alla presidente Asquini come vengono spesi i soldi che ogni mese l’amministrazione paga alla partecipata per assicurare diversi servizi, con il risultato che è sotto gli occhi di tutti.” Così in una nota Palmira Mancuso, coordinatrice regionale di Più Europa, che prosegue: “l’assoluta mancanza di risposte alle puntuali domande sulla gestione della Messina Social City, che riguarda diversi servizi che dovrebbero essere garantiti alle fasce più deboli della nostra cittadinanza, rasenta ormai l’amoralità. E nel caso dei senza tetto la differenza tra stare per strada o dentro la struttura comunale è praticamente minima, come dimostrano i documenti fotografici che abbiamo raccolto, alcuni dei quali non sono divulgabili, anche per salvaguardare la dignità di chi vive in quelle condizioni”.
“Cosa ha da dire Valeria Asquini stavolta? Al netto delle strategie del consenso garantite al partito di Cateno De Luca dalla fantasiosa gestione della progettualità di questa partecipata, dove chi entra come autista si può ritrovare a fare l’OSS o chi entra come OSA può ritrovarsi a suonare nella band della MSC, non possiamo che farci portavoce del disagio che vivono questi cittadini meno fortunati. Lo abbiamo già detto e ne abbiamo conferma: Messina Social City è un vaso di Pandora che è stato scoperchiato e giorno dopo giorno mostra i “mali” che contiene. Crediamo che il cambio al vertice della partecipata sia quantomeno un atto dovuto da parte del sindaco Basile, vista anche l’incapacità manifesta della Presidente ad affrontare le richieste della commissione consiliare sulla gestione dei fondi che mensilmente il Comune riversa nelle casse della partecipata, che poi però paga i servizi con fondi extrabilancio.”
“Dopo lo scandalo del cenone di Capodanno – conclude Mancuso – è aumentato solo il controllo sulla possibilità che venga violato il silenzio da parte di chi lavora o usufruisce dei servizi della Messina Social City. L’appello è dunque anche a farsi coraggio, a rompere l’omertà che molti scambiano, magari in buona fede, per vincolo di segretezza aziendale”.