di Aldolfo Interlenghi – È difficile non rimanere interdetti davanti all’ultima trovata dell’amministrazione comunale di Messina: la “Tessera del pane”.
Il progetto “Pane… per ME”, presentato con tanto di conferenza stampa e alti elogi, non è altro che un modo per mascherare le inefficienze di un sistema sociale che dovrebbe garantire il diritto al cibo come parte integrante del benessere dei cittadini. Il sindaco Federico Basile e l’assessora alle Politiche sociali Alessandra Calafiore, insieme al Garante per l’infanzia e l’adolescenza padre Giovanni Amante, sembrano compiaciuti di aver trovato un modo elegante di trasformare una necessità fondamentale in un favore elargito.
I panificatori messinesi, con grande spirito di solidarietà, si sono resi disponibili a donare pane fresco ogni giorno. Ma non dimentichiamo che il pane sospeso e le iniziative di distribuzione anti-spreco esistono da tempo. La vera novità qui è l’introduzione di una “tessera” per accedere a questo bene essenziale. È un ritorno al passato che dovrebbe far riflettere.
Come si fa a non distinguere un atto di carità da un servizio assistenziale che dovrebbe essere il compito principale di un’amministrazione pubblica? Un conto è fare volontariato, un conto è amministrare una città. L’infanzia e l’adolescenza non si garantiscono con le elemosine. Il rischio è che queste iniziative, per quanto ben intenzionate, confondano i diritti con i favori e la carità con i servizi sociali. Gli assistenti sociali del comune, già al centro di polemiche per le iscrizioni a Sud Chiama Nord, saranno ora impegnati a distribuire voucher per il pane.
L’iniziativa “Pane… per ME” si presenta come un gesto di grande sensibilità e solidarietà. Ma mentre applaudiamo la generosità dei panificatori e degli altri sostenitori del progetto, dobbiamo ricordare che la vera solidarietà e il rispetto della dignità umana non possono dipendere dalla carità pelosa o sponsorizzata.
Un’amministrazione degna di questo nome dovrebbe lavorare per garantire i diritti fondamentali ai suoi cittadini, senza trasformarli in favori dispensati con una tessera.