La Polizia di Stato arresta due messinesi per sei furti aggravati, alcuni con il metodo della “spaccata”

La Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Messina, su richiesta della Procura della Repubblica, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per due messinesi, di 27 e 43 anni, entrambi gravemente indiziati di diversi delitti di natura predatoria commessi negli ultimi tre mesi nella città.

I due uomini, in concorso tra loro, dovranno rispondere di furto aggravato per un episodio all’interno dell’Università di Messina, dove hanno scassinato un distributore automatico di snack per impossessarsi dell’incasso. I fatti, avvenuti in ore notturne, sono stati ricostruiti grazie alle immagini dei sistemi di videosorveglianza e all’analisi delle impronte digitali rilevate sul luogo del crimine.

Il ventisettenne è accusato anche di altri tre furti aggravati, uno dei quali tentato. In una singola notte, ha dapprima tentato di forzare l’ingresso di un esercizio commerciale del centro città, senza successo. Successivamente, si è spostato in una pizzeria nella zona sud, dove ha asportato l’incasso sfondando la vetrata della porta d’ingresso. La Polizia di Stato è intervenuta prontamente, identificando l’autore e raccogliendo prove attraverso le telecamere di sorveglianza e sopralluoghi.

Il terzo furto è avvenuto in un locale del centro, episodio per il quale un altro complice era già stato arrestato in flagranza. Le indagini successive hanno identificato anche il ventisettenne grazie al vestiario indossato e alle impronte digitali trovate nel locale.

Oltre agli esercizi commerciali, i malviventi hanno preso di mira anche aree private. In un caso, il ventisettenne ha tentato di entrare in un’abitazione del centro, scardinando la persiana di una finestra, ma è stato messo in fuga dal proprietario. In un altro episodio, ha rubato una statua della Madonna di Lourdes da una teca in vetro in un cortile privato, luogo di preghiera per i fedeli. La Polizia è riuscita a recuperare la statua e restituirla alla comunità.

Le prove raccolte sono state trasmesse all’Autorità Giudiziaria, che ha valutato positivamente gli elementi acquisiti e ha emesso il provvedimento restrittivo. La Divisione Anticrimine ha avviato procedimenti amministrativi per l’adozione di misure di prevenzione personale, considerata la pericolosità sociale degli arrestati.

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