Il Sindaco di Messina nel cercare di minimizzare quella che è apparsa come una evidente minaccia ricattatoria fatta dal leader del suo Movimento politico nei confronti di tutti coloro che svolgono un ruolo gestionale amministrativo al Comune di Messina, ha parlato di una “chiamata alle armi” per le elezioni europee.
Aggiungendo così un altro elemento distorsivo a quanto si sta verificando, denotando una “concezione bellicista” della libera e democratica competizione elettorale. Ma sarebbe opportuno che il Sindaco Basile e tutti coloro che la dovessero pensare allo stesso modo di rendessero conto che le elezioni non sono una “guerra” in cui vengono attuate “conquiste”, ma un confronto fra proposte e programmi e candidati che se ne fanno interpreti, senza, però, porre in essere condizionamenti di vario tipo.
Perché vedersi assegnato un alloggio popolare se si possiedono i requisiti necessari non è un favore elargito ma un diritto; così come è un diritto ottenere un posto di lavoro tramite selezione pubblica, o raggiungere determinate posizioni organizzative nei vari uffici del Comune e della Città Metropolitana, o poter fruire dei vari servizi sociali anche in termine di sostegno economico, od avere rilasciati autorizzazioni per pratiche edilizie, od anche essere assistiti da patronati che ricevono contributi pubblici. Tutte cose che rientrano nella categoria dei “diritti” che una politica onnivora e pervasiva ha trasformato in “favori” da ripagare con un voto non più libero. Ed è dal passaggio dal diritto al favore che si è andato sviluppando sempre più, quasi ad “istituzionalizzarsi”, quel meccanismo perverso del voto di scambio, che talvolta rischia di avere profili di carattere penali, ma che comunque costituisce una offesa a quel “voto libero”, così come viene sancito dalla Carta Costituzionale, ed una “ferita” della democrazia.
E non si può non ricondurre a questa amara considerazione la perentoria richiesta della sottoscrizione di dimissioni a tempo (non sappiamo se concretizzatesi o meno), collegata alla individuazione di un numero stabilito di voti, circa sessantamila, da ottenere comunque nella città di Messina, statuendo anche degli “obiettivi” ben definiti da raggiungere per alcuni attori di questa poco edificante vicenda.
Di conseguenza Assessori ed amministratori vari che hanno risposto “obbedisco ” alla chiamata alle armi sono impegnati a raggranellare voti su tutto il territorio cittadino. Riducendo però ovviamente il tempo da dedicare all’espletamento delle varie funzioni gestionali per le quali sono stati scelti,con possibili refluenze negative sulla stessa conduzione amministrativa e sui vari servizi pubblici. Anche perché il Sindaco e gli altri componenti della Giunta Comunale sono configurabili come”pubblici ufficiali”ed hanno giurato al momento del loro insediamento di agire al servizio del “bene pubblico” e non al servizio di interessi privati come possono essere quelli di un soggetto politico o di uno o piu candidati.
Invece vediamo il Sindaco e vari assessori,accompagnati talvolta da funzionari pubblici,impegnati in un continuo tour elettorale per i villaggi ed i quartieri ed in altre occasioni sotto il simbolo non del Comune di Messina ma del qualunquista intruglio camaleontico che ha assunto le vesti del listone definito” libertà”.Una “liberta”che,però, viene svilita ed oltraggiata da una serie di comportamenti che recentemente vari soggetti politici e civici hanno denunciato con determinazione. (Gruppo di Iniziativa e Resistenza Civica “RispettoMessina”