La carica di Maurizio Croce, ex candidato sindaco del centrodestra, secondo l’Avvocatura dello Stato di Palermo, è “incompatibile con il ruolo di consigliere comunale” in virtù delle norme per la prevenzione della corruzione, dato il suo ruolo apicale.
Secondo il parere dell’avvocato dello Stato Marcello Pollara, datato maggio, Croce è ineleggibile secondo il testo unico degli enti locali e non può occupare un posto a Palazzo Zanca. La ragione principale di questa ineleggibilità sembra essere la sua posizione come “soggetto attuatore” per la realizzazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione siciliana.
L’avvocatura dello Stato evidenzia una “incompatibilità degli incarichi dirigenziali, quale quello rivestito dal soggetto attuatore, con la carica di consigliere di un Comune con popolazione superiore a 15mila abitanti”. Questa incompatibilità sembra applicarsi quando tale incarico è svolto nella pubblica amministrazione, negli enti pubblici o negli enti di diritto privato in controllo pubblico di livello regionale.
Il parere dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, che sembra favorevole a Croce, non trova corrispondenza nell’organismo regionale. Si sottolinea che l’incarico ricoperto da Croce si colloca ai vertici dell’amministrazione statale ed è considerato speciale e straordinario. Questo incarico è addirittura superiore alla figura di direttore generale del ministero, per la quale è già prevista l’ineleggibilità, come sottolineato recentemente.
La peculiarità di questo potere d’amministrazione speciale è tale che va in deroga alle norme in materia di appalto, configurandosi come un caso simile a quanto accade con la Protezione Civile. Tuttavia, sembra che l’interpretazione della legalità di questo incarico sia oggetto di dibattito e disaccordo tra diverse istanze, lasciando la questione aperta e soggetta a ulteriori sviluppi.
Maurizio Croce, che è stato praticamente assente in consiglio comunale, non ha mai reso alcuna pubblica dichirazione in merito, nonostante svariati appelli alle dimissioni.