Carmen Consoli saluta l’Alba a Tindari: all’Indiegeno Festival a sorpresa il duetto con Max Gazzè

di Palmira Mancuso – L’omaggio al Maestro Franco Battiato, da un luogo magico, dove da millenni gli uomini elevano lo spirito grazie all’arte: così le parole di Stranizza D’Amuri cantate da Carmen Consoli hanno risuonato nel Teatro Greco di Tindari dove si è chiusa questa edizione dell’Indiegeno Festival. Teatro pieno per ascoltare la Cantantessa che in Sicilia ritrova anche il gusto del dialetto “compreso” dal suo pubblico, che ne esalta l’ironia, tratto distintivo di un percorso artistico coerente e apprezzato dai colleghi. Come Max Gazzè che, a sorpresa, è salito sul palco che lo ha visto protagonista nella scorsa edizione, per un duetto difficile da dimenticare.

Carmen Consoli e la sua inseparabile chitarra, che ogni tanto per gelosia la fa indispettire, dando vita ad esilaranti dialoghi con la “sua” cantantessa, hanno suonato un repertorio che ha fatto viaggiare il pubblico nel tempo, con una scaletta non cronologica ma dove hanno trovato posto brani come Amore di Plastica, Venere, o Fiori D’arancio.  La sua dolcezza melodica accompagna spesso testi rabbiosi, capaci di non fare sconti su temi complicati come la dipendenza affettiva, in Blunotte o la violenza subita in famiglia con il brano Mio Zio, col suo carico di omertà e ipocrisia che rende crudele la sorte delle vittime, spesso non credute proprio dagli affetti più profondi e costrette al silenzio per evitare scandali.

Mai sconti nelle parole della Cantantessa, che nei suoi concerti non manca di ridare voce a quel femminismo coi petali di Rosa, omaggiando chi l’ha preceduta nel percorso di lotta che ogni donna, soprattutto in Sicilia, deve affrontare: Rosa Balistreri.

La notte si è diradata dolcemente sulla collina del Tindari, ferita dal devastante incendio di luglio: merito dell’Indiegeno Festival quest’anno è stato anche quello di coinvolgere inevitabilmente artisti e pubblico in un messaggio di maggiore consapevolezza dei luoghi, e della cura che bisogna farne. Un’atmosfera quasi di ringraziamento per la natura che ci regala immutata bellezza nonostante tutto, come ai Laghetti di Marinello, suggestiva location che ha lasciato senza parole gli stessi giovani artisti come Carbone, Neslie e Francesca Michielin che hanno proposto una versione più intima dei loro brani nella notte che ha preceduto il concerto all’alba.

 

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