“Occorre che il nuovo fronte investigativo arrivi più a fondo possibile della questione. La rete dei fiancheggiatori è il vero problema che in questo momento si pone innanzi alla cattura che è un atto positivo, ma deve farci guardare più avanti a quello che dobbiamo sapere. Il Paese deve essere pronto alla verità perché qualunque Paese civile e democratico deve accettare qualunque verità venga eventualmente scoperta. Ci auguriamo che queste verità arrivino. Che ci sia la possibilità di una collaborazione. Storicamente i vertici di Cosa nostra non hanno mai collaborato, ma nulla ci può impedire di sperare che ciò avvenga”. Così è intervenuto il consigliere togato del Csm Sebastiano Ardita, a latere della tavola rotonda sulla legalità che si è tenuta nell’ambito del XIII° congresso regionale Fillea Cgil Sicilia.
Il magistrato ha anche espresso il proprio parere rispetto lo scontro che sta maturando tra il Ministro della Giustizia Nordio e la magistratura: “La dialettica di questi anni tra una politica garantista e una giustizia che cerca di andare fino in fondo nella ricerca della verità ha questo tema al centro dell’attenzione che è il tema delle intercettazioni. Io non penso che sia giusto limitare questo uso delle intercettazioni e neanche considerare coloro che li difendono come dei violatori di diritti individuali. Credo sia più giusto fare una riflessione profonda sulla capacità del sistema penale di scoprire tutti i fatti; di processarli in un processo che non finisca nella tagliola della decadenza in Corte d’appello e che poi si concluda con un’esecuzione penale che quantomeno, per i soggetti pericolosi, permanga fino a quando la pericolosità permane. Un bastione che rischia di cadere con le normative e le sentenze dell’ergastolo ostativo”. (Fonte: Antimafiaduemila)