I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina hanno fatto scattare all’alba di stamani il maxi blitz anti traffico di droga che coinvolte 61 persone in due regioni, tra Messina, Catania e Reggio Calabria, coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina.
Erano le droghe che il gruppo di Giostra sgominato dalla Guardia di finanza di Messina faceva arrivare dalla Calabria, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ‘ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo: cocaina, marijuana, hashish.
Fornitori che non si fermavano neppure durante il Covid: durante la pandemia, per eludere i controlli delle Forze di Polizia e poter beneficiare, nel contempo, di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto, provvedevano alla consegna dello stupefacente a Messina utilizzando autoambulanze. E’ quanto emerge dall’inchiesta della Dda della Città dello Stretto.
Le indagini della Guardia di finanza di Messina hanno permesso anche di individuare a Catania un secondo canale di approvvigionamento, parallelo al primo ‘calabrese’. Sarebbe quello con persone attive nel quartiere San Cristoforo del capoluogo etneo. Le Fiamme gialle avrebbero anche i individuato una capillare rete di pusher e intermediari, responsabili della gestione operativa del narcotraffico: dalla consegna al dettaglio ai singoli clienti, sino alle forniture più significative Disposto ed eseguito anche un sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. Allo stesso tempo è emerso come 17 soggetti, dei 61 destinatari dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda di Messina, risultassero percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
I NOMI
Il provvedimento, siglato dal giudice per le indagini preliminari Tiziana Leanza su richiesta della Direzione Distrettuale antimafia di Messina ha disposto:
Il carcere per i messinesi: Francesco Cuscinà (57 anni), Giovambattista Cuscinà (43), Nicola Mantineo (41), Viviana Di Blasi (26), Maria Cacopardo (57), Tiziana Mangano (43), Pietro Squadrito (49), Francesco Spadaro (43), Gianluca Siavash (23), Deborah Mandini (52), Davide Lo Turco (42), Alessia Maccarrone (23), Davide Stroncone (40), Graziano Castorino (38), Giuseppe Castorino (31Giando Giuseppa Di Amico (40), Maurizio Papale (53), Giampaolo Scimone (34), Calogero Rolla (50, di Sant’Agata Militello), Filippo Bonanno (41), Rosa Bonanno (45), Natale Viola (49), Maurizio Trifirò (51), Carmelo Lo Duca (21), Salvatore Lo Duca (45), Benedetto Mesiti (44), Michele Fusco (34), Daniele Giannetto (44), Alessandro Buonasera (35), Antonino Alessandro (35), Giuseppe Abate (29), Carmelo Menoti (35, di Mandanici), Francesco Giuffrida (27), Francesco Musolino (34), Giovanni Kevin Calarese (23).
Carcere anche per i calabresi: Bruno Gioffrè e Antonino Pelle di Locri; Saverio Maisano (27) di Palizzi, Antonio Davide Zaccuri, Pasquale Mollica di Melito Porto Salvo, Antonio Giuliano Suraci, Umberto Suraci e Daniele Sulas di Reggio Calabria, Francesco Alati di Melito Porto Salvo.
Ancora, dietro le sbarre anche i catanesi Litterio Gaetano Geraci, Mario Bonaventura, Giovanni Vezzosi, Salvatore Chiarenza.
Ai domiciliari: Silvia Sanò (28), Biagio Romeo (45), Cristian Fenghi (30), i catanesi Angelo e Carmelo Arancio, Pietro Russo (33).
Obbligo di firma per: Nunzio Pantò (58), Santo Sarnato (57), Claudio Rotondo (41), Giuseppe Galli (39), Emanuele Bonasera (24), Antonio Di Blasi (26), Giuseppe De Francesco (61, di Fiumedinisi).
Altri due gli indagati, compreso il pentito Giovanni Bonanno che ha contribuito all’inchiesta.