Si è aperto ieri in Corte d’appello il processo di secondo grado per la presunta evasione fiscale da un milione e 700mila euro della Fenapi, la “creatura” di Cateno De Luca con la diramazione Caf-Fenapi presente, in maniera capillare, su tutto il territorio nazionale.
La Procura ha infatti fatto appello alla sentenza assolutoria di primo grado, chiedendo la condanna a tre anni dell’attuale deputato regionale. Il sostituto procuratore generale Felice Lima ha definito quella di primo grado una “sentenza assolutoria stupefacente” e ha in pratica reiterato le richieste formulate in primo grado: 3 anni per De Luca e 2 per i collaboratori Carmelo Satta, all’epoca presente della Fenapi, e per il commercialista Giuseppe Ciatto, il professionista che curava la contabilità.
A seguire le arringhe dei difensori, con il prof. Carlo Taormina, il quale ha ribadito come si sia di fronte al “grande equivoco”, parlando di non rilevanza penale di tutta la vicenda. Ed ancora la prola è toccata all’avvocato tributarista Emiliano Covino, seguito dall’ avvocato Giovanni Mannuccia.
La sentenza è prevista a dicembre.