Abbassare l’età del voto è fattibile, ma farlo sarebbe poco opportuno. Ha le idee chiare Antonio Saitta professore ordinario di Diritto costituzionale all’università di Messina e già componente del Comitato direttivo dell’associazione italiana dei costituzionalisti. L’idea di consegnare la scheda elettorale ai 16enni rilanciata da Beppe Grillo non è nuova, già nel 2021 l’allora neo segretario del Pd Enrico Letta la propose e altri esponenti politici si dissero possibilisti.
Una novità che sarebbe realizzabile attraverso due strade: “O abbassando la maggiore età con tutto ciò che ne consegue o modificando l’articolo 48 della Costituzione” spiega l’esperto all’Adnkronos. Non senza dei possibili pericoli. “Credo si rischi di far perdere ancora di più la sacralità dell’esercizio del diritto di voto, perché se è vero che i ragazzi sono nativi digitali è anche vero che nelle scuole l’impegno politico è enormemente scemato rispetto a qualche decennio fa e gli studenti a quell’età non hanno ancora studiato l’Ottocento e il Novecento, cioè i secoli in cui si sono formate le dottrine politiche con cui interpretare la realtà. Il diritto di voto non è un like, ma è la prima e più importante manifestazione di una piena cittadinanza attiva all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, sottolinea.
“Il diritto di voto è una conquista e lo dovrebbe essere anche dal punto di vista culturale. Il voto non dovrebbe essere una reazione emozionale, ma dovrebbe essere la conclusione di un giudizio, di una valutazione complessa che non credo oggi un 16enne abbia. Chi ha la fortuna di continuare il suo percorso tra i banchi non ha ancora studiato il Novecento – il socialismo, il liberalismo, l’uguaglianza sono concetti che ha a livello meno che empirico -, chi invece lavora cosa significano uguaglianza di genere, diritti del lavoro, sfruttamento lo imparerà sulla sua pelle, ma non a 16 anni quando la capacità di discernimento, di critica, di valutazione politica non è ancora matura” conclude Antonio Saitta. (Afe/Adnkronos)