di Marco Polizzi *- Nel mio ruolo associativo ho imparato a prendere posizione a tutela dei cittadini consumatori e a difenderla anche contro i forti.
Anche la campagna elettorale sta offrendo spunti a cui evidentemente sono particolarmente sensibile e da questi intendo partire per porre all’attenzione nazionale il comportamento di FDI che non sembra sia stato colto nemmeno dagli avversari della Meloni in questa campagna elettorale.
Forse perché le vicende di cui parlerò sono rimaste confinate nella nostra Sicilia.
Premetto che ho contatti con uomini politici nazionali con cui condivido le mie idee politiche per il futuro del Paese ed a loro avrei potuto offrire gli argomenti di cui scriverò affinchè li potessero utilizzare nell’agone della campagna elettorale, ma temo avrebbero perso l’oggettività che io riscontro negli elementi che mi appresto ad evidenziare e per ciò mi assumo io l’onere.
Premetto anche, per onestà intellettuale e per evitare strumentalizzazioni, che sono un anti sovranista e che non ho simpatie per la politica di FDI, cercherò per questo di essere il più possibile legato ai fatti.
FDI vanta una certa superiorità per il rispetto, quanto meno sbandierato, verso le Istituzioni Patrie. Ebbene vi dimostrerò l’assoluta falsità di ciò che sembrerebbe uno dei fondamenti di questa destra e dimostrerò quanto invece sia becera.
La Sicilia, come certamente saprete, voterà per eleggere il proprio governatore insieme alle politiche il 25 settembre. La destra aveva governato l’isola con Musumeci che in un primo momento Meloni voleva candidare nuovamente alla carica. Avrebbe vinto a detta di tutti i sondaggisti.
Sorge però una trattativa a destra su base nazionale e le 3 maggiori componenti si spartiscono le 3 regioni più rappresentative di prossima scadenza: Sicilia, Lazio e Lombardia.
Il Lazio interessa alla Meloni per il cognato Lollobrigida (capogruppo alla camera e n.2 del partito), la Lombardia alla Lega (già nord) dove mantiene il suo radicamento territoriale ma anche ideale e la Sicilia resta a Forza Italia che ha una sua base molto radicata qui fin dai tempi del 61 a 0 della discesa in campo di Berlusconi.
Ok, fin qui siamo al comportamento legittimo, schifoso, ma politicamente digeribile.
La vergogna avviene tutta nelle scelte successive, ma per non fare una narrazione chilometrica e noiosa ai più semplifico.
FI per la Sicilia propone di candidare a governatore Stefania Prestigiacomo che piace sia a Berlusconi che a Miccichè; ma Miccichè ha fatto incazzare FDI tutta, non solo la parte siciliana, per l’ostilità mostrata contro la riconferma di Musumeci.
Così la Meloni si presta alle ripicche di piccolo cabotaggio e contesta strumentalmente la Prestigiacomo, ma lei è furba e la fa contestare non perché la Prestigiacomo è donna e rappresentante di una destra più moderna che ha lottato su norme per la parità tra i 2 sessi (sarebbe stato imbarazzante dichiarare l’arretratezza culturale della destra sicula e lei avrebbe sbiadito la sua immagine di unica donna candidata a premier), quindi la destra preferisce negare i diritti umani e civili e brucia la Prestigiacomo perché in passato aveva mostrato interesse per lo stato di salute dei migranti salendo a bordo della Sea Watch e perchè aveva appoggiato il DDL Zan sulle discriminazioni di genere.
Berlusconi, a questo punto tenta la mossa del cavallo ma ormai, forse perchè è un pò rincoglionito, non gli viene bene, l’intento è mantenere l’unità del centro destra e propone agli alleati una terna di nomi: Miccichè, Schifani ed insiste sulla stessa Prestigiacomo confidando che il buon senso della Meloni possa prevalere. Invece NO!
Meloni con il suo fiero La Russa partorisce così la candidatura peggiore che la destra potesse offrire al popolo siciliano: Schifani, un personaggio che è vecchio in tutto.
Schifani raggiunge persino un record per niente invidiabile: è il primo candidato presidente della Regione Siciliana nella storia ad essere già imputato prima ancora che cominci la campagna elettorale, e lo è nell’ambito di uno dei processi al “Sistema Montante”, emblema di uno dei peggiori sistemi di potere che si possa immaginare.
Poi, si tratta di un personaggio che in 30 anni di “attivismo” non ha mai fatto nulla per la Sicilia e su cui si assommano da decenni ombre su “presunte connessioni con la mafia ” che trovano spazio, senza smentita, persino su wikipedia.
La Meloni insomma se ne è sbattuta di svendere il popolo siciliano ed ha svenduto la Sicilia e la sua più rappresentativa istituzione, peraltro si prepara a fare il bis con Palazzo degli Elefanti e l’ex sindaco di Catania, Pogliese, ma a questo eventualmente dedicheremo un’altra puntata.
E niente la Meloni insiste nel dare calci nel posteriore al popolo siciliano. Pogliese, mai sindaco di Catania, conferma il suo bieco interesse personale in barba a Palazzo degli Elefanti: Senato Sicilia – P02 Nello Musumeci Carmela Bucalo Salvo Pogliese Giovanna Petrenga Candidati-uninominali Nello Musumeci Salvatore Sallemi Carmela Bucalo.
*Dal 2007 E’ presidente nazionale di Primoconsumo, associazione che tutela i consumatori e con essa ha lanciato il progetto di rilevanza nazionale ‘Game Over – La dipendenza dal gioco non è un gioco’ ed il primo centro nazionale di ascolto psicologico gratuito per i giocatori patologici ed i loro familiari.
Nel 2007 è stato consulente giuridico dell’Istituto Italiano di Medicina Sociale – IIMS per la trasformazione in Istituto Affari Sociali.
Nel 2008 è stato nominato dal Presidente della Regione Lazio componente del Comitato Regionale Utenti e Consumatori.
Dal 2008 al 2010 è stato membro del Consiglio di Amministrazione della Società Consortile per azioni Agenzia Sviluppo Province delle Colline Romane
17.03.2016 nominato componente esperto per nomina diretta del Ministro della Salute all’Osservatorio sul Gioco D’Azzardo.