Svolta nell’omicidio del netturbino di Letojanni nel messinese. L’uomo di 56 anni è stato trovato senza vita nella sua abitazione il 18 agosto, con ferita da arma da taglio. Accusato di omicidio aggravato è stato contestato ad un giovane di 18 anni, F. B., di origine tunisine, fermato dai carabinieri su ordine della Procura di Messina.
Non è ancora noto il movente: ieri gli investigaori valutavano diverse piste, dall’omicidio a sfondo sessuale a una vendetta o a una rapina finita male.
Gli interrogatori di alcuni testimoni hanno portato gli investigatori sulle tracce di un giovane che era stato notato allontanarsi velocemente dall’abitazione della vittima poco prima dell’arrivo dei soccorsi.
I militari dell’Arma sono riusciti a risalire all’identità dell’uomo che è stato rintracciato, dopo poco, nella sua abitazione di Letojanni, con una ferita di arma da taglio sulla mano, ancora sanguinante. I carabinieri hanno perquisito l’abitazione trovando alcuni indumenti sporchi di sangue, che sono stati a sequestrati per le analisi di laboratorio.
La visione dei «video registrati dalle telecamere di videosorveglianza in alcune strutture ricettive lungo la via di fuga percorsa dal giovane, hanno permesso di stabilire la compatibilità degli indumenti rinvenuti presso la sua abitazione con quelli da lui indossati nel momento in cui è stato ripreso dalle telecamere poste in prossimità della scena del crimine – dicono i carabinieri – sebbene il giovane appena giunto presso il proprio domicilio si fosse cambiato per eludere le indagini».
Il sopralluogo effettuato dagli uomini del Ris dei carabinieri di Messina ha permesso di trovare diverse tracce ematiche nell’abitazione della vittima. L’arma del delitto è un coltello da cucina con una lama di circa 10 cm trovato accanto ala cadavere sporco di sangue.
L’indagato è stato interrogato dal pm in presenza del proprio legale di fiducia e fornendo la sua versione dei fatti. Ma non è ancoa chiaro il movente che avrebbe spinto l’indagato a colpire con un coltello Massimo Canfora, 56 anni, che è morto. E’ valutato anche il movente passionale. Il pm ha emesso il fermo, dicono gli investigatori, «sulla base di una prima valutazione delle fonti di prova acquisite e ritenendo la ricostruzione fornita dal giovane in contrasto con le dichiarazioni testimoniali acquisite dagli investigatori, avendo ravvisato il pericolo che, nelle more del procedimento, l’indagato possa darsi alla fuga o fruire di connivenza e protezione in ambienti criminali o familiari, anche in ragione delle sue origini tunisine».
L’indagato è rinchiuso nel carcere di Messina Gazzi e secondo quanto riportato dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Marino si è dichiarato estraneo ai fatti e ha detto di non conoscere l’uomo che è stato trovato morto nel suo appartamento a Letojanni escludendo anche qualsiasi rapporto di qualsiasi tipo anche sessuale con la vittima».
«Il giovane – ha detto ancora – è un bravo ragazzo, lavora come cameriere in un locale a Letojanni e prima lavorava in un altro ristorante a Taormina sempre come cameriere. E’ un lavoratore onesto e non ha mai fatto male a nessuno e non ha precedenti. Si trovava in quel palazzo perché è andato a trovare un altro ragazzo tunisino suo amico. E’ stato individuato come colpevole perché è scappato spaventato. Ha riferito che sarebbe stata un’altra persona a colpire Canfora: lui ha sentito qualcosa ed è entrato nella stanza avrebbe visto il sangue e si sarebbe appoggiato incautamente su alcuni oggetti macchiandosi così i vestiti. Poi sarebbe fuggito in preda al panico». «Siamo certi – conclude l’avvocato – che la verità emergerà».