Siamo tutti d’accordo che andare a fare rifornimento negli ultimi tempi è senz’altro tra le esperienze meno divertenti o piacevoli da fare. Anzi, bando agli eufemismi, fare benzinanegli ultimi mesi ha raggiunto la soglia massima del dolore.
Se fare il pieno è ormai roba da ricchi, utilizzare il servito è roba da estinti. (Se il servizio non è incluso nel prezzo, ça va sans dire). Dunque, se al prezzo ci aggiungiamo che per versare un po’ di oro colato nella tua macchina devi abbandonare l’abitacolo già a temperatura 18° per combattere a 45° con la macchinetta del self-service, è proprio una tortura.
Una tortura che per i più attenti si è fatta sempre più frequente. In primis perché, va da sé, i classici 20 euro bastano sempre meno ma anche perchè andare a fare rifornimento è ormai un terno al lotto, visti gli andamenti altalenanti del costo del carburante. Chi si fida più a fare il pieno? “Col cavolo che ti faccio il pieno a 2 euro se domani la benzina scende a 1,98 euro”.
Tutte le stazioni, infatti, le guardiamo con sospetto “sarai tu la meno cara della città?”. Salvo, poi, una volta immesso il denaro, passare ad un tono di pietà “ti prego, fa che a 100 metri io non trovi una pompa a 5 centesimi in meno”.
E invece la trovi, la trovi sempre. E inserisci nella lista nera anche quella stazione, che ti ha ingannato. Di 100 metri in 100 metri poi, la benzina finirai per farla a Milazzo, ma questa è un’altra storia.
La storia di oggi, invece, è che mi trovavo nel rifornimento del caso a cui avevo scelto di dare fiducia per la prima volta perché riportava ben 8 centesimi di differenza rispetto al rifornimento sotto casa che mi aveva già tradito due volte prima.
Allora procedo come da copione.
Scendo in pausa pranzo dalla macchina fresca, mi dirigo verso la macchinetta – una di quelle di ultima generazione –e comincio.
“…Metti i soddi o a catta”. Penso a un’interferenza, non ci faccio caso e procedo con l’inserimento della mia carta. “Metti u codici”. Credo ancora una volta di non aver sentito bene. “Ti poi pigghiari a catta”. Qui mi sorge il dubbio: Possono il caldo e la fame avermi realmente fatto quest’effetto o la macchinetta parla in messinese?
“Scaccia u buttuni viddi” e ancora “seleziona a pompa chi voi”, “Rifonnisciti a pompa numeru ddui” Confido ancora nella mia lucidità – poca- e comincio a ridere divertita ma imbarazzata perché il signore dopo di me mi guarda stranito.
Ma poi arriva la mia volta, perché mentre faccio benzina lo spio io. Lo faccio – confesso – anche per avere l’ultima conferma della mia sanità mentale. Guardo le sue facce e il sorriso c’è. Lui è più tradizionalista e mette i soldi. La macchinetta dice “mettici autri soddi o scegghi a pompa”
Appena arrivata a casa non posso fare a meno di digitare sul motore di ricerca Eni (questo il brand del gestore) + dialetto e così scopro che la società ha lanciato quest’iniziativa e da qualche giorno molti distributori d’Italia cominciano a parlare nel dialetto tipico delluogo.
Dunque, se vi trovate vicino ad un distributore Eni no, non siete pazzi. Le macchinette parlano e parlano in messinese DOC.
Ridete pure, anche perché – cosa più importante – il prezzo del carburante sta scendendo.
Anche se, dicono i più esperti… non è buon segno.
Martina Galletta