“Non ho mai sopportato i voltagabbana, ma sono dispiaciuto soprattutto per i 23mila messinesi che mi hanno votato e per i 30 non eletti della mia lista che con i loro voti hanno contribuito all’elezione di Concetta Buonocore.” Questo il commento a caldo di Franco De Domenico, segretario cittadino del Partito Democratico, dopo la notizia della defezione da parte della consigliera più eletta nella lista che lo ha sostenuto.
“In questi casi bisognerebbe avere la dignità di dire che si cambia schieramento per un proprio interesse e non arrampicarsi sugli specchi di farneticanti macchinazioni.
Una volta per coerenza ci si dimetteva. Oggi purtroppo è utopia.
Forse Concetta Buonocore non ha ancora digerito la mia scelta di non usare una demagogia populista e di non ingannare gli elettori con promesse irrealizzabili. In questa prospettiva si troverà benissimo con i suoi nuovi compagni di viaggio”, ha concluso De Domenico. Non sono mancati i commenti al post dell’ex candidato sindaco, soprattutto per capire la logica di questa candidatura alla luce del pessimo investimento politico.
Una dichiarazione a mezzo social che non è la sola. A prendere la parola anche Palmira Mancuso (Più Europa), che nella lista DDS rappresentava l’area europeista liberale e radicale: “La mia presenza nella lista Franco De Domenico Sindaco ha avuto politicamente per me un costo alto: ho messo la politica e non i rapporti personali al primo posto. Ma è difficile parlare un linguaggio politico con chi pensa che il momento elettorale valga quanto una raccolta punti al supermercato. Il mio essere donna, fieramente radicale e progressista, inequivocabilmente liberale di sinistra, non è stato sufficiente nemmeno per alcuni compagni di lista che hanno fatto accordi con “la più forte”, tantomeno i “compagni” di Azione hanno fatto sentire il loro millantato peso elettorale. Oggi sono molto arrabbiata. Perché nella scelta della Buonocore c’è il risultato della scelta di molti altri. Non so da dove dovrà ripartire l’area progressista a Messina, so da dove sono partita io e cosa voglio fare, ricordando quelle pagine che hanno preceduto la mia candidatura e la miopia con cui sono state lette. Conosco la presunzione di chi pensa che la politica sia quella che abbiamo visto oggi a Palazzo Zanca. Ed è quella contro cui mi opporrò sempre”.
Amareggiato anche l’ex consigliere Alessandro Russo, rimasto fuori per una manciata di voti che lo hanno separato dal secondo seggio: “Si apre nel modo politicamente più indegno il Consiglio comunale di Messina appena rinnovato.
Neanche mezz’ora e già il primo cambio di bandiera a soccorrere il vincitore.
Che poi a farlo sia la prima eletta della lista nella quale ho concorso in prima persona anche io mi suscita particolare sdegno. No, non sono ipocrita, né nascondo mai ciò che penso. Usare una lista per farsi eleggere come un comodo autobus da cui scendere alla prima fermata utile passando da una parte all’altra degli schieramenti è politicamente imbarazzante.
Sì, sì, sappiamo tutti come funziona da noi, la mancanza del vincolo di mandato, etc etc etc. Ma prendere in giro così platealmente elettori e compagni di lista solo per ottenere un obiettivo e poi cambiare aria mezz’ora dopo, ognuno la veda come vuole, per me è disgustoso.
In questi anni servirà molta forza e tanta determinazione in città, per le strade, sui temi, per potere dare forza a una idea diversa di Messina, perché i primi passi cui si assiste a Zanca sono mozzafiato. In senso non buono.
Io ci sono e ci sarò: troppo il lavoro da fare e anche con modalità e forme mai sperimentate prima: chi si ferma è già perduto…”