Si chiude il processo Innovabic con una sentenza di assoluzione per l’ex Rettore Pietro Navarra, l’ex Sindaco Renato Accorinti, il prof. Dario Latella, liquidatore ed amministratore unico della partecipata. In giudizio vi erano anche l’ex assessore provinciale Michele Bisignano, l’attuale Presidente dell’Ente Teatro Vittorio Emanuele Orazio Miloro e Nino Germanà, designato dall’Università, membri del comitato interno di controllo anologo.
Su input del Rettore Cuzzocrea la Procura della Corte dei Conti aveva formulato nel settembre dello scorso anno un’accusa di malagestio e danno erariale a carico dei tre imputati e i componenti del comitato per il controllo analogo, chiedendone la condanna a risarcire 100.000 euro per aver causato la dissipazione del capitale sociale della società partecipata INNOVA BIC SrL.
Secondo l’accusa Accorinti avrebbe tenuto un comportamento acquiescente rispetto a una gestione aziendale non in linea con i vincoli imposti dalla legge per le società in house providing, mantenendo in vita un’azienda decotta e priva di interesse pubblico. L’assenza di interesse pubblico sarebbe stata provata dalla mancanza di affidamenti che giustificassero la permanenza del Comune nella compagine aziendale.
La partecipata era stata dichiarata fallita a Luglio 2021, ed era divisa in quote spettanti per il 33% al Comune, un altro 33% all’Università, il resto all’ex Provincia regionale di Messina. Le richieste alla fine furono ridotte a 33300 euro per Accorinti e 16600 per gli altri.
la Corte dei Conti, entrando nel merito della vicenda, ha chiarito che non risultava alcuna colpa grave, e quindi nemmeno dolo, nella gestione dell’azienda, assolvendo con formula piena tutti gli accusati.
In una sua nota, l’ex Sindaco Accorinti ha commentato:
«Accorinti aveva dimostrato che, all’opposto delle tesi accusatorie, il suo comportamento da Sindaco del Comune e della Città Metropolitana di Messina era stato tutt’altro che inerte, visto che, anzi, proprio da Sindaco, si era adoperato per reperire le risorse finanziarie da destinare al contratto di servizio e, nel frattempo, aveva proceduto ad affidare, secondo procedure di legge, vari incarichi all’azienda, dimostrando con gli atti l’interesse pubblico (definito dalle delibere del Consiglio Comunale) del mantenimento della società, la cui utilità era evidente dato il corretto espletamento degli incarichi affidati. L’ultimo incarico, coerentemente con il contratto di servizio nel frattempo stipulato e in applicazione del “Masterplan”, affidava per nove anni alla società la gestione del “Centro per l’imprenditorialità giovanile e femminile” attivato nel maggio 2018. La stipula del contratto di servizio già approvato dall’Università avrebbe consentito alla società il recupero della condizione di equilibrio finanziario e la fuoriuscita dalla condizione di liquidazione, con la progressiva ricostituzione del capitale sociale.
Invece, appena pochi mesi dopo, prima l’Università rifiutava di sottoscrivere il contratto di servizio, poi l’amministrazione comunale revocava il contratto di servizio (e chiudeva del “Centro per l’Imprenditorialità”, determinando di fatto un’irreparabile condizione di insolvenza dell’impresa e, dunque, il suo fallimento.
La sentenza di stamattina, se da un lato scagiona Accorinti, Latella e Navarra da ogni addebito, lascia aperta una domanda: se c’è una responsabilità del fallimento di Innova Bic a chi va ascritta? È legittimo rifiutare la sottoscrizione di un atto deliberato o rescindere unilateralmente un contratto attivo?»
Anche l’On. Pietro Navarra ha detto la sua sulla vicenda: