L’Aula Magna del Rettorato ha ospitato l’incontro dal titolo “Il ricordo e la memoria di Giovanni Falcone” organizzato, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Magistrati di Messina, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e l’Ufficio Scolastico Provinciale, a 30 anni dalla strage di Capaci in cui, oltre a Falcone, persero la vita Francesca Morvillo (anch’essa magistrato) e gli agenti della scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro.
Dopo i saluti istituzionali da parte del Rettore, Salvatore Cuzzocrea, del Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina, Domenico Santoro, del Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati sez. Messina, Laura Romeo e del Dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Messina, Stello Vadalà, i lavori sono stati introdotti dal Prorettore vicario, prof. Giovanni Moschella.
Sono intervenuti Maurizio de Lucia, Procuratore della Repubblica di Messina, Noemi Munter, studentessa UniMe, Francesco Pizzuto, componente del Consiglio Nazionale Forense, Gaetano Paci, Procuratore della Repubblica di Reggio Emilia, Simona Calabrese, Studentessa UniMe e Ida Angela Nicotra, Ordinario di Diritto Costituzionale UniCT.
“L’Ateneo, come ogni anno, è orgoglioso di onorare la memoria di Giovanni Falcone, non solo con questo incontro, ma anche illuminando la facciata dell’Università – ha detto il Rettore -. Le vittime della strage di Capaci sono cadute nell’esercizio del loro lavoro, facendo capire ai giovani di allora ed a quelli di oggi quanto sia importante compiere ad ogni costo il proprio dovere. Tutti noi dobbiamo essere grati agli uomini e alle donne che hanno lottato per donarci un futuro migliore con un grande impegno nell’affrontare il metodo mafioso. I magistrati, e coloro i quali sono al loro fianco, continuano ancora oggi a proseguire la battaglia sull’esempio di questi grandi eroi. La mafia esiste, ma le leggi che Falcone ha contribuito a formare rappresentano un importante ostacolo contro l’illegalità. Non solo il 23 maggio o il 19 luglio dobbiamo avere il coraggio di non girarci dall’altra parte, perché la vera libertà è quella di poter scegliere da che parte stare; credo che il nostro Paese debba essere orgoglioso della sua magistratura ed ogni giorno, da cittadini, dobbiamo ricordarcelo per aiutare le istituzioni a sconfiggere la mafia”.
“Falcone è un punto di riferimento per tutti noi magistrati – ha detto la dott.ssa Laura Romeo – ed il simbolo della lotta alla mafia. Ci ha lasciato un metodo di lavoro innovativo, moderno e dinamico: è con Falcone e Borsellino, infatti, che nascono la Procura nazionale, le direzioni distrettuali antimafia e l’incredibile intuizione, sul piano processuale, della scelta strategica del maxi-processo condivisa con Paolo Borsellino. Di Giovanni desidero, oggi, ricordare il profondo senso del dovere, il suo coraggio, la sua fermezza, la sua rettitudine ed anche il suo sorriso speciale che nella memoria delle persone oneste non si è ancora spento”.
“Abbiamo il dovere – ha aggiunto il Procuratore De Lucia – di coniugare memoria, cultura, diritto praticato ed uscendo dal Palazzo di Giustizia dobbiamo ricordare queste vittime immolate della Repubblica. Per questa ragione, ringrazio l’Ateneo per l’iniziativa di oggi e l’Associazione Nazionale Magistrati per la sua presenza quale testimonianza di ciò che essa vuole rappresentare per i cittadini. Sono trascorsi 30 anni ed io sono figlio di una generazione di magistrati cresciuta con l’impulso e la voglia di costruire legalità. L’azione di continuità dello Stato nel contrasto del fenomeno mafioso non si è mai arrestata e, seppur con alcuni errori, ha ottenuto importanti risultati che non sono ancora conclusivi. Penso, ad esempio, all’aggressione dei patrimoni di Cosa Nostra, realizzata grazie al lavoro delle forze di Polizia ed alla legislazione che Falcone stesso ha contribuito a forgiare in maniera decisiva fra il 1991 ed il 1992. Dobbiamo ancora condurre una lotta complicata verso quei livelli dell’organizzazione mafiosa che noi non riusciamo a intaccare, in cui sfuma il carattere della violenza e si aprono scenari di relazione difficili da indagare e da portare di fronte ad un giudice. E’ una scommessa da vincere assieme a quella di stretta attualità connessa alla questione del PNRR, importante per la storia del Paese . Quella del Piano Nazionale di Resistenza e Resilienza è un’occasione, per certi versi irripetibile, che l’Italia non può perdere e per la quale tutte le parti coinvolte dovranno fare il proprio dovere, vigilando affinché si possa costruire un futuro che profumi di legalità e sviluppo, proprio come desiderava e insegnava Falcone”.
“Sono davvero grato a tutti i presenti – ha commentato il dott. Paci – per l’accoglienza in questa giornata densa di significati. Non si tratta solo di una ricorrenza, ma anche di prospettive per il futuro dei nostri giovani ai quali abbiamo il dovere di consegnare il testimone, non solo delle nostre attività professionali, ma anche dei risultati ottenuti da una intera generazione nel corso di 30 anni. Quando io sono arrivato a Palermo, Falcone era già andato al Ministero, eppure la sua presenza era immanente. Quella di Falcone è un’eredità sia sul piano tecnico che dei valori, divenuti punti di riferimento universali per tutte le persone oneste. Noi siamo figli del fuoco delle stragi, siamo cresciuti in mezzo alle lamiere, alle macchine che saltavano ed ai lutti; perciò, sulla traccia di questi eroi, dobbiamo necessariamente costruire un Paese pulito e giusto per evitare che il male si ripeta”.
L’iniziativa, ampiamente partecipata, si è conclusa con un dibattito a cui hanno preso parte gli studenti.