Sono stati molto numerosi i visitatori che, provenienti dalla città e dalla provincia e anche da quelle limitrofe di Palermo e Catania, sabato 21 maggio hanno visitato sei chiese italo-greche della Città metropolitana di Messina, aperte per la prima volta in contemporanea.
Dai Peloritani ai Nebrodi, l’ideale itinerario ha aperto al pubblico sei edifici cultuali del periodo normanno che testimoniano il forte radicamento nel Valdemone dell’elemento culturale e religioso greco. Sul versante ionico peloritano sono state aperte: S. Maria di Mili a Mili S. Pietro, frazione collinare a sud di Messina, da poco riaperta alla fruizione dei visitatori, che risale al 1091 e rappresenta il primo esempio della commistione di stili
architettonici che è nota come cifra caratteristica dell’architettura siciliana dell’epoca normanna, conosciuta anche per il fatto che ospita la sepoltura di Giordano, figlio del fondatore Ruggero d’Altavilla, morto nel 1092;
la chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Itala, che sorge nella frazione Croce e risale al 1092, rappresenta un affinamento delle forme architettoniche rispetto alla chiesa di Mili e sorgerebbe sul luogo di un cruento scontro tra i Normanni e gli Arabi nel corso della guerra di conquista dell’isola; la chiesa dei Santi Pietro e Paolo d’Agrò svetta su un basso poggio sulla sponda sinistra dell’omonimo torrente, in territorio di Casalvecchio Siculo, dove è sorta nel 1117 per volontà del re normanno di Sicilia Ruggero II, presentandosi oggi con le forme maestose e riccamente ornate risalenti alla ricostruzione post-terremoto del 1172.
Le altre tre chiese aperte per l’occasione punteggiano le verdi falde dei Nebrodi e sono legate a importanti vicende agiografiche di santi italo-greci: S. Filippo di Fragalà a Frazzanò, costruito intorno al 1090 sotto il patrocinio del Conte Ruggero e della Contessa Adelasia e che per lunghi secoli è stato centro spirituale, economico e culturale dell’area nebroidea e dell’intero Meridione normanno grazie agli amplissimi possedimenti ed alla fiorente vita della comunità monastica, è legato alla figura di S. Lorenzo di Frazzanò.
All’abbazia di Fragalà sono legate le origini e le vicende di S. Maria del Rogato ad Alcara Li Fusi, che per più di tre secoli ha custodito i resti mortali dell’eremita S. Nicolò Politi, tuttora molto venerato e che presenta ai visitatori gli ancora vivaci colori dell’affresco di epoca normanna e fattura bizantina raffigurante la Dormitio Virginis.
E infine, l’altrettanto suggestivo santuario dei Tre Santi Fratelli Alfio, Filadelfo e Cirino a S. Fratello che testimonia con il massiccio reimpiego di elementi architettonici classici la continuità delle vicende storiche del territorio sanfratellano.
L’iniziativa, promossa dal Coordinamento per la tutela della chiesa normanna di Mili e che si è avvalsa della preziosa collaborazione della Pro Loco Messina Sud, dell’Associazione culturale S. Nilo e della sua delegata per la sezione di Messina, la storica Shara Pirrotti, ha coinvolto e messo in rete per la prima volta diverse realtà locali che si occupano di valorizzazione del territorio, che hanno aperto questi luoghi di straordinaria bellezza
dalle 15 alle 18: la Pro Loco “Giovannello da Itala” di Itala e quella di Casalvecchio Siculo; la Parrocchia S. Nicolò Politi di Alcara Li Fusi; i Comuni di Frazzanò e S. Fratello; le associazioni del Coordinamento per la tutela della chiesa di Mili a S. Maria di Mili.