L’assessore designato nella giunta del candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, Christian Bisceglia, sente il desiderio di esprimere le prime considerazione ed emozioni attraverso questa riflessione pubblica:
“Mi ha stupito – al tempo stesso mi ha inorgoglito – che un gruppo di cittadini di Messina, al di fuori del mondo dei partiti, proponesse il mio nome come possibile assessore alla Cultura.
Ho 54 anni, e ho sempre messo la mia indipendenza al timone di ogni scelta.
Essere indipendente è per me forma e sostanza, è immagine e parola, è verità da ricercare anche attraverso la fantasia, come faccio nel mio lavoro.
L’indipendenza che cerco ostinatamente di praticare fa di me un uomo da sempre impegnato politicamente. Mi sono sempre schierato, ma sempre per un rigore caratteriale, non ho mezze misure, dico quello che penso. Tutto questo credo faccia di me un uomo politico, come in fondo lo siamo tutti o tutti dovremmo esserlo.
Credo che avremmo un posto migliore in cui vivere se tutti ci schierassimo per sostenere quello che la nostra testa, a volte il nostro cuore, ci dice che è giusto fare.
Ecco cosa ha fatto di me un uomo politico che mai si è schierato per un partito.
Per i partiti credo di avere una visione troppo semplice della Politica: penso che la politica sia impegnarsi e mettere al servizio della comunità le proprie capacità, il proprio impegno, le esperienze, per generare altrui successi, per evitare agli altri di inciampare lì dove io sono inciampato.
Per tutto questo mai avrei pensato che qualcuno, un giorno, mi avrebbe proposto un incarico politico. E non posso che essere grato a quella comunità messinese che ha pensato a me, e a Franco De Domenico per avermi accolto, per un settore così nevralgico, importante, per risollevare Messina, per tornare a parlare tutti un unico linguaggio, per fare sì che almeno in ambito culturale non esistano periferie, per aggregarci nuovamente e fare insieme le cose, prima e più alta forma di cultura. Per evitare che i talenti in campo artistico della città debbano obbligatoriamente avere traghetti, treno e aerei come unico palcoscenico di lancio per portare fuori da Messina il loro desiderio di esprimersi.
Ritengo che la Cultura oggi debba necessariamente assumere una figura nuova: essere tutrice degli spazi urbani, dei beni comuni. Cosa sono le piazze, le strade, le aree più belle e quelle oggi dismesse e abbandonate se non il bene comune che può produrre riscatto, speranza e impegno, lavoro e felicità.
Ecco la prima cosa della quale la cultura e tutta la nuova amministrazione della città deve dedicarsi: deve occuparsi della felicità dei cittadini, quella che ritroviamo solo quando abbiamo spazi decenti, puliti, funzionali, in cui esporre idee, che trovano esibizione e concretezza solo se generano opportunità, lavoro.
Per mestiere ho girato il mondo, le persone più felici non le ho incontrate in luoghi astrattamente belli ma in luoghi belli che l’uomo ha saputo valorizzare, innanzitutto portando avanti la dignità della fatica quotidiana in cambio di un compenso: lavorare in ciò in cui ci sente portati, nel mio caso, come quello di centinaia di messinesi che conoscono, in ambito culturale.
Questo può fare tornare Messina a essere una Comunità.
La Politica, non quella dei partiti, ma quella degli uomini, oggi ha il dovere di ricostruire questi Spazi, di ridisegnare il Corpo della Città, di riconsegnare ai cittadini la Bellezza della nostra città e farla vivere del lavoro delle persone, farla pulsare della loro gioia di esserci, di restare, di tornare, perché Messina c’è, perché Messina può tornare, perché possiamo ancora lasciarla a un futuro migliore.
Da sempre penso allo spazio dell’ex Fiera che deve essere restituito ai messinesi, subito. E deve essere riempito di progetti e idee concrete.
È il momento di avere coraggio per affermare i diritti e consapevolezza della fatica necessaria per affermarli e realizzare una città a misura di tutti. Perché la città è nostra. O meglio, è la nostra città, la nostra anima, il nostro corpo, la nostra famiglia, la nostra Comunità. Per questo ho accettato: perché faccio parte di questa Comunità.