Il 12 giugno 120 comuni dell’Isola, tra cui le città metropolitane di Palermo e Messina, andranno al voto. Il Consiglio dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Sicilia, riunito nei giorni scorsi ha deciso di scrivere una lettera aperta a tutti i candidati alla carica di sindaco, per porre all’attenzione di tutti il tema dell’inclusione sociale e delle nuove fragilità prodotte dalla pandemia. Di seguito, il testo della lettera, firmata dal presidente del Consiglio dell’Ordine, Giuseppe Ciulla:
Gentili candidati,
qualche settimana fa abbiamo partecipato alla prima Conferenza nazionale del nostro Ordine sul tema “Povertà ed esclusione”. I numeri presentati a quell’incontro danno la misura della gravità della situazione che viviamo. Un cittadino su tre è a rischio di esclusione sociale e vive in condizioni di povertà. La Sicilia (dati Eurostat), è la regione europea con il tasso più basso di occupazione (41,1%) ed è ai primi posti anche per la percentuale di dispersione scolastica (19,4%). La pandemia ha aggravato la situazione perché, come ha anche sottolineato recentemente la Commissione regionale antimafia, dove non arriva l’offerta formativa ed educativa dello Stato spesso arriva la criminalità organizzata. E lo vediamo ogni giorno, purtroppo, con l’imperversare di baby gang, con l’arruolamento di bambini e ragazzi nelle attività di spaccio e con l’aumento dei ricoveri per dipendenza da droghe e alcolici anche tra adolescenti e pre-adolescenti.
Di fronte a questo quadro l’Ordine degli Assistenti Sociali della Sicilia, vuole richiamare l’attenzione dei candidati sindaco sul tema dell’inclusione sociale, come questione centrale per la costruzione del futuro delle nostre città. Siamo convinti che senza giustizia sociale non può esserci né legalità né sviluppo. A trent’anni dalle stragi di mafia crediamo che sia necessario avviare un patto forte tra le parti impegnate sul territorio: enti pubblici, associazioni, privato sociale del terzo settore, comunità. Molti assistenti sociali lavorano all’interno dei Comuni ma senza una strategia politica che consideri l’inclusione una priorità, e senza un investimento di risorse finanziarie ed umane sul territorio, il nostro lavoro rischia di essere vanificato e disperso.
La responsabilità che come professionisti abbiamo verso la persona e l’intera comunità, ci richiede e ci permette di dare voce a chi l’esclusione sociale la vive ogni giorno in ogni sua forma. E di chiedere risposte e programmi che vadano nella loro direzione. Oggi, specie nelle città metropolitane, dobbiamo fare i conti con una povertà che si sgancia dalla dimensione residuale della mancata stabilità economica di giovani e famiglie e che si estende ad altri ambiti, alimentata da processi di esclusione e stigmatizzazione sociale generando, di conseguenza, nuove fragilità. Anziani, disabili, immigrati, minori, sono tutti interessati da processi di emarginazione e tutti protagonisti dell’intervento quotidiano del servizio sociale.
La riorganizzazione delle politiche sociali rappresenta un passo decisivo per attivare processi di cambiamento, prevenzione e risoluzione di fenomeni di marginalità sociale. Per questo ai futuri amministratori chiediamo di avviare processi di condivisione e confronto costruttivo, al fine di garantire una presenza sempre più capillare e stabile a livello territoriale dei servizi sociali, secondo la linea già intrapresa dal governo nazionale.