Gino Sturniolo, candidato Sindaco della lista Messina in Comune, e Barbara Bisazza ripercorrono la storia dell’Ex cantiere Seaflight e offrono una loro idea sul suo futuro:
«Ogni qual volta si decide di intervenire su un territorio ci si deve porre alcune fondamentali domande.
Cosa è utile per quel territorio e per i suoi abitanti?
Come si può intervenire impattando il meno possibile sul territorio stesso?
Alla base dell’economia circolare ci sono le cosiddette 3 R:
Riduci, Riusa, Ricicla.
Questo concetto non vale solo per i beni di consumo ma anche in edilizia dove si parla di rinnovo, rivitalizzazione e recupero del patrimonio architettonico esistente.
Questo sta diventando il centro di un nuovo modo di fare architettura.
Recuperare un fabbricato è sempre preferibile alla sua demolizione che implica la necessità di doversi occupare di una grande quantità di materiale da smaltire, spesso fortemente inquinante e non riciclabile.
Negli ultimi decenni sono tantissimi nel mondo gli interventi di vecchi fabbricati industriali in disuso che sono rinati con una nuova veste, più funzionale, bella ed ecocompatibile grazie ai nuovi materiali e tecnologie utilizzati.
In Italia già dagli anni 80 (40 anni fa) il patrimonio industriale viene riconosciuto come tale, ossia le testimonianze delle attività produttive assumono una valenza culturale che vale la pena conservare e promuovere sino a giungere anche a vere e proprie forme di “turismo industriale”.
Ex Sea Flight può essere uno di questi.
Una struttura oggi in grave stato di abbandono ma che, insieme al vecchio traliccio dell’Enel, è diventata elemento distintivo dell’area di Capo Peloro, attirando su di sé amore e odio.
A queste parole ciò che viene in mente è solo un ammasso di ferraglia e sporcizia.
Chi ha meno di 40 anni non sa che in quel luogo tra gli anni 60 e 70 sono stati prodotti alcuni degli aliscafi che hanno fatto la storia della cantieristica navale messinese.
Dopo la sua chiusura quello spazio inutilizzato è diventato a poco a poco un punto di riferimento soprattutto per i giovani messinesi.
Nel 1997 fanno la loro comparsa vecchie porte variopinte che diventano fulcro di una splendida mostra di architettura, “Architettura al vento”.
Nello stesso anno una tappa del tour dei Pooh in Sicilia salta e a sorpresa migliaia di giovani si ritrovano sulla spiaggia di Torre Faro.
L’ingresso era libero, a differenza di altri appuntamenti di pari livello.
Per essere in prima fila c’è addirittura chi dorme in spiaggia.
I palchi del Sea Flight vennero montati lato mare mentre sotto le luci della luna gli addetti iniziarono a comporre lato monte e bisognava muoversi; la base era mobile con una pedana centrale che si apriva al pubblico.
Nel giro di poche ore la famosa band italiana monta palco e strumenti.
Seimila persone (secondo la cronaca del tempo ma probabilmente anche di più) cantarono e ballarono i pezzi dei Pooh.
Un concerto tanto inaspettato quanto unico.
Quello non fu l’unico concerto che tenne sveglio il vecchio Sea Flight nelle estati messinesi negli anni 90.
A ridosso della grande struttura di ferro che fa intravedere le stelle e odora di mare si sono susseguiti gli Art Ensemble of Chicago, i 99 Posse, Vinicio Capossela, Sergio Caputo, i Prozac.
Di questo spazio però negli anni nessuno si è curato. E’ un’area demaniale, il Comune e i sindaci che si susseguono lo dimenticano.
Nel 2011 un gruppo di giovani, il collettivo Quasivive, nato dall’unione dei militanti della Rete No Ponte, con gli artisti di Machine Works, a cui si aggiunge l’Arsenale, Federazione Siciliana delle Arti e della Musica e il contributo del Teatro Valle Occupato, organizza una grande festa per ridare luce al vecchio e stanco Sea Flight.
Il 23 ottobre 2011 lo spazio dell’ex Sea Flight si aprì alla cittadinanza.
Un corteo di musici e cantastorie attraverserò Torre Faro, guidando il pubblico nella casa distrutta di Colapesce, il cantiere navale dismesso.
L’ex Sea Flight da discarica a cielo aperto diventò luogo di incontro.
Spazio espositivo, mostre fotografiche, danza, musica, teatro.
Tra gli artisti coinvolti anche la poetessa Maria Costa.
L’anno successivo la festa torna in occasione del 1° Maggio. Ancora una volta musica, arte,
spettacolo, cultura per adulti e bambini.
La vecchia struttura però non è mai stata manutenzionata e negli ultimi 10 anni l’abbiamo vista invecchiare e imbruttirsi con nostro grande rammarico e tristezza consapevoli che come ogni cosa anche questo stanco gigante con un pò di amore e cura potrebbe tornare a risplendere.
Il terremoto del 1908 si è portato via molta della storia della nostra città.
Messina soffre della mancanza delle sue profonde e meravigliose radici.
Oggi demolire un pezzo della sua storia, se pur recente e apparentemente privo di importanza, significa ravvivare quel antico e ancestrale trauma che ci portiamo addosso, tutto viene distrutto, nulla permane.
La città e i suoi abitanti devono invece sapere che anche una “vecchia ferraglia” può rinascere a nuovo splendore».