di Palmira Mancuso – Il suono del clacson di Nino che annunciava la granita appena miscelata e la briosche ancora calda arrivava puntuale come ogni primavera e ogni estate, da che io ne abbia memoria. La sua “ape” che da pochi anni aveva rinnovato, a dispetto della panna montata che aveva sempre lo stesso sapore, era una di quelle certezze che da oggi mancheranno a tantissimi abitanti della zona nord: Ganzirri, Sperone, Faro Superiore, Torre Faro.
“Nino delle granite” ci ha lasciato, dopo una malattia che lo ha di anno in anno sciupato. Ma che non gli ha mai fatto perdere il sorriso.
La sua “ape” era il paese dei balocchi per noi bambini degli anni 80, col “mezzo cono” a 50 lire che riuscivamo a comprarci senza chiedere ai grandi. Era la mezza con panna, la classica colazione dell’estate, quando il clacson ti svegliava e facevi in tempo a “calare il panaro” dal balcone, per mangiare comodamente a casa. Era la granita piccola di limone al cancello delle scuole medie Petrarca durante la ricreazione. Era la mezza birra per i pescatori quando alle 17 rientravano da una faticosa giornata di caccia al pescespada, con l’arsura del solleone d’agosto e Nino puntuale in Via Marina.
La verità è che non ho mai saputo il suo cognome, ma poco importa. Nino (Antonino Annetti) era per molti un amico di famiglia, una persona che ti ha visto crescere, e che ti guardava sempre come fossi la bambina del “mezzo cono”.