I Gruppi Consiliari PD e LiberaMe in Consiglio Comunale di Messina intervengono sulle attività della società partecipata Patrimonio Messina S.p.A. alla luce di dati che sono emersi negli scorsi giorni a seguito di attività ispettiva e di controllo, e che a parere dei consiglieri, “mettono in evidenza chiara come la partecipata in questione sia una sanguisuga inutile per le tasche dei messinesi”.
La vicenda della società Patrimonio Messina S.p.A. dimostra come, a tre anni dalla sua istituzione e a qualche settimana dalla deliberazione di Consiglio Comunale per la sua messa in liquidazione, la narrazione fiabesca propinata dall’esecutivo dimissionario e dai vertici della medesima società sia totalmente smentita dai fatti.
Di più, dalla analitica disamina degli atti susseguitisi, i quali dovrebbero avvalorare l’efficacia di questa partecipata, emerge oggi in maniera evidente come la stessa sia stata per tre anni una sanguisuga per il Comune e le sue casse.
Infatti, a seguito dell’attività ispettiva — e segnatamente a seguito di una interrogazione del cons. Alessandro Russo in data 18.02.2022 volta a conoscere quanti atti di compravendita alloggi fossero stati eseguiti da Patrimonio S.p.A. sin dalla sua fondazione, che tipo di attività la società svolgesse in luogo del dipartimento patrimonio e quanti alloggi il dipartimento avesse venduto nei cinque anni precedenti alla costituzione della Patrimonio S.p.A — è stato possibile, oltre ogni ragionevole dubbio, acclarare la non corrispondenza alla realtà della rappresentazione fatta dall’amministrazione, che descrive la Patrimonio S.p.A. come una società efficiente ed efficace.
Invero, i dati comunicati dal dipartimento patrimonio sono laconici ed impietosi: “Si rappresenta che nessun atto di compravendita è stato istruito e portato a conclusione dalla Società Patrimonio Messina SpA, atteso che le procedure sono state istruite, espletate e portate avanti dal personale del Dipartimento Servizio alla persona – Servizio Politiche per la Casa ERP”.
Nessun atto di compravendita eseguito da Patrimonio S.p.A., ed ancora, quelli eseguiti sono stati effettuati “con la sola collaborazione di numero 2 unità distaccate presso la società in house Patrimonio Messina SpA e provenienti da Messina Servizi Bene Comune”.
Questo quadro rappresentato dal dipartimento è in netto contrasto non solo con la mirabolante narrazione dell’ex sindaco, ma persino con atti ufficiali della stessa Giunta dimissionaria.
Infatti, nella relazione del terzo anno di mandato, alla sezione “Resoconto Società partecipate”, a firma del C.d.A. di Patrimonio S.p.A., si leggeva che: “In appena tre mesi (…), alla data del 30/06/2021 sono state completate le vendite di 26 alloggi, di altri 6 si è in fase conclusiva di firma di contratto, mentre altre 25 richieste sono alla verifica finale dei documenti da parte degli uffici”. Analoghi dati riferiva in quella relazione, l’assessore al patrimonio, che scriveva: “La Società Patrimonio ha completato le vendite di 26 alloggi, di altri 6 si è in fase conclusiva di firma di contratto, mentre altre 25 richieste sono alla verifica finale dei documenti da parte degli uffici”.
Il mistero dei numeri mutevoli si infittisce nei mesi successivi, al punto che nella relazione di fine mandato di De Luca, di qualche giorno fa, nella sezione relativa alle società partecipate, per quel che riguarda la Patrimonio S.p.A. viene riferito che: “Alla data del 30/06/2021 sono state completate le vendite di 26 alloggi, di altri 6 si è in fase conclusiva di firma di contratto, mentre altre 25 richieste sono alla verifica finale dei documenti da parte degli uffici”.
La discrasia dei numeri emerge anche dalla lettura del ricorso al TAR e del parere legale rilasciato preventivamente alla Patrimonio S.p.A. Infatti, nel parere si legge: “Si dava atto (…) che la Società Patrimonio S.p.A. (…) aveva venduto 47 immobili ERP per un totale incasso di euro 348.564,30”, mentre nel ricorso innanzi al TAR viene riportato che: “Si dava atto, tra l’altro, che la Società Patrimonio S.p.A. (…) aveva venduto 50 immobili ERP per un totale di incasso di euro 348.564,30”.
Da quanto rappresentato, è evidente la grave e ingiustificabile contraddizione delle cifre che emerge dai due documenti che provengono dalla stessa società Patrimonio Messina S.p.A.
Invero, sulla scorta della risposta alla citata attività ispettiva, fornita dal Dirigente al Dipartimento Patrimonio, è certificato che la Patrimonio S.p.A. non ha venduto un solo alloggio a oggi, ed inoltre, quelli venduti lo sono stati dal competente dipartimento comunale, con personale interno al dipartimento e non certo dalla società.
Ricapitolando: una società che nasceva per “valorizzare” il patrimonio comunale a oggi non avrebbe venduto neppure un alloggio; con un costo di esercizio per i compensi da pagare ai componenti del Consiglio di Amministrazione e di gestione ordinaria che annualmente in bilancio si aggira attorno ai 500.000 euro e soprattutto con dipendenti che avrebbero potuto fare lo stesso lavoro presso il dipartimento competente, senza dover realizzare una nuova società partecipata, laddove si prendano in considerazione i seguenti dati, sempre forniti dal competente dipartimento comunale: “Nell’anno 2016, venduti 130 alloggi; nell’anno 2017, venduti 86 alloggi; nell’anno 2018, venduti 53 alloggi; nell’anno 2019, venduti 28 alloggi; nell’anno 2020, venduti 3 alloggi; nell’anno 2021, venduti 50 alloggi (per un importo di euro 337.544,68 euro)”.
L’ultimo dato, si fa notare, relativo alle somme incassate per l’anno 2021, va ancora una volta in contrasto con quanto sostenuto dal legale della società in sede di ricorso al TAR nel testo del ricorso presentato – altra surreale circostanza su cui nessuno ha saputo dare spiegazioni…
Ebbene, da questi dati emerge come negli anni precedenti alla costituzione di Patrimonio Messina S.p.A. la vendita di alloggi fosse non solo operativa ma con numeri di contratti molto più alti di quanto non sia accaduto con la costituzione di Patrimonio S.p.A., con la differenza che lo facevano gli uffici comunali competenti e non vi erano ulteriori costi a carico del bilancio comunale.
Ed ancora, sul versante della valorizzazione degli immobili comunali l’attività di maggiore interesse è espletata dal neo ufficio patrimonio costituito per sopperire allo scempio amministrativo creato con la costituzione della detta partecipata. Infatti, le funzioni prettamente amministrative non possono essere delegate all’esterno, essendo di esclusiva competenza dell’ente. A tal proposito, l’ufficio patrimonio per il disbrigo di diverse pratiche dovrebbe beneficiare dell’ausilio tecnico della società, tuttavia è stato accertato che tale ausilio è totalmente assente.
Questa vicenda dovrebbe essere assunta come esempio al fine di evidenziare che la realtà vera e concreta è molto diversa da quella narrata ad uso e consumo dei social; appalesando, inoltre, un’inconsistenza amministrativa rilevante. Ci sarebbe da ricordare, a chiusura della vicenda – sulla quale correttamente il Consiglio comunale ha deciso di intervenire ponendo in liquidazione la citata società partecipata – che come ultimo regalo alla città, questa società-sanguisuga continuerà a costare ancora soldi pubblici: il ricorso legale, infatti, avrà un costo. E indovinate chi pagherà?
Per quanto sopra, rimestando nei vecchi luoghi comuni e obsoleti schemi della politica, la domanda è d’obbligo: la Patrimonio spa può essere definita un inutile carrozzone??”