di Martina Galletta – È stata una donna la protagonista dell’inaugurazione dell’anno accademico 2021-2022 dell’Università di Messina. Rula Jebreal, giornalista e scrittrice di origine palestinese, è una donna simbolo di chi ce l’ha fatta nonostante la guerra, la povertà e mille ostacoli tra lei e i suoi sogni. È a lei che quest’anno Unime ha scelto di consegnare il dottorato honoris causa in scienze politiche, un campo di cui è oggi è esperta e analista soprattutto nell’ambito delle politiche estere. Un riconoscimento, ma anche molto di più. Con la sua presenza Messina si è presa un momento per parlare di presente e di futuro. E lo ha fatto nel luogo del futuro per eccellenza – l’università – in un momento storico dove i temi della guerra e delle discriminazioni sono, purtroppo, più accesi che mai.
La cerimonia, che celebra l’anno 474 dalla fondazione dell’ateneo, si è svolta nell’Aula Magna “Vittorio Ricevuto” del polo Papardo ed ha visto una platea di professori emeriti, rettori, autorità e stampa riunitisi a distanza di ben due anni per augurarsi e augurare un nuovo anno accademico, seppur in un periodo contraddittorio, dove la voglia di parlare di ripartenza è tanta ma le variabili che destabilizzano questa possibilità sono altrettante.
Laddove il covid aveva lasciato la presa sulla normalità, oggi è la guerra a far temere il peggio; Queste sensazioni contrastanti hanno percorso trasversalmente tutti gli interventi che si sono susseguiti nel corso della cerimonia.
“L’Università rifiuta la guerra e accoglierà i rifugiati ucraini “, così ha esordito il rettore Salvatore Cuzzocrea durante i suoi saluti iniziali.
A seguire anche i saluti istituzionali del ministro dell’Università e della Ricerca, la prof.ssa Mariacristina Messa, che tramite videomessaggio ha riconosciuto all’università peloritana grande merito ed impegno, ribadendo la presenza e le misure del ministero già attive per l’accoglienza ai giovani ucraini.
“L’università è lo strumento e l’antidoto alla guerra e ai suprusi. Stiamo monitorando e coordinando tutte le attività che prevedono l’accoglienza e la solidarietà per il popolo ucraino, per il quale abbiamo stanziato 500 mila euro” ha annunciato.
Con grande sorpresa, poi, in collegamento in diretta dall’Egitto anche Patrick Zaki che ha ringraziato l’università e la città di Messina tutta per l’accoglienza. “Faccio parte dell’Università di Bologna ma oggi mi sento parte della comunità universitaria di Messina. So che siete dalla mia parte. Purtroppo sono collegato solo virtualmente, ma spero di venire a visitare presto la vostra città e la vostra università. Sento la vicinanza a me e al mio caso. Non posso però non dirvi che ci sono migliaia di altri casi come il mio. “
Pochi minuti dove forse si sarebbe voluto chiedere tanto a Patrik Zaki, ma dove già la sua presenza, sorridente, ha dato un messaggio di speranza che è sfociato in lunghissimi applausi.
Subito dopo il Rettore, prof. Salvatore Cuzzocrea, ha tracciato un bilancio del suo mandato. Tante le novità, numeri positivi, insieme all’acquisto di nuovi edifici come quello della Banca d’Italia e dell’ex hotel Riviera per i quali è stato già previsto un progetto di restyling pensato per dare nuovi spazi per vivere la cultura alla comunità accademica.
“So di essere un giovane rettore ma sono anche un anziano studente” così si è definito durante il suo discorso il rettore Salvatore Cuzzocrea, raccontando l’università degli ultimi due anni, i cambiamenti strutturali e le novità in atto. “All’inizio della pandemia, ho riflettuto in un’Università completamente vuota. Credo che Messina meriti di più di quello che ha accettato di avere. L’università deve stare fuori dalla politica e deve, al contrario, essere spazio di riflessione e di pluralità”.
La cerimonia è stata intervallata dall’esecuzione da sinfonie eseguite dall’Orchestra Filarmonica di giostra, diretta dal giovanissimo maestro Giuseppe Lo Presti. A presentare la serata gli studenti della testata giornalistica Universome.
Toccante e simbolico anche l’intervento di Tamana Karimi, studentessa afghana facente parte del progetto “Unime for Afghanistan”.
“Sono davvero grata per averci dato l’opportunità di cambiare vita, di continuare gli studi e di avere creato un ambiente in cui possiamo crescere senza pregiudizi e condividere in sicurezza i nostri valori e opinioni”.
Infine, la laudatio a Rula Jebreal affidata al prorettore prof. Luigi Chiara, che ha ripercorso la carriera della neodottoressa, iniziata da lontano e composta di successi nati dalla voglia di farcela, sognare e dire la propria.
Dopo la consegna della pergamena e del tocco, un abbraccio tra Rula e il Rettore ha cristallizzato con dolcezza il momento solenne.
“L’istruzione mi ha cambiato la vita, mi ha reso la donna libera che sono oggi.” Così Rula Jebreal durante il suo intervento. “La mia non è una lotta solo per l’ugualità, ma è una dichiarazione di guerra alla guerra. Mi rivolgo a tutte le donne, donne giovani, perché abbiano un sogno. Il mio era avere sopravvivere, avere una voce.”
Il riferimento, poi, alla sua seconda madre Hind Al-Husseini, creatrice dell’orfanotrofio in cui Rula ha vissuto per un periodo della sua vita, la quale ha sempre creduto nel potere dell’educazione per dare una direzione diversa alla vita delle bambine a lei affidate.
“La mia storia parte con lei. Mentre il mondo costruiva eserciti, lei pensava a costruire cittadini e cittadine, per trovare un sogno diverso.”
“Vi imploro di difendere la democrazia.” Ha concluso “Ci sono miliardi di uomini che non hanno mai conosciuto nemmeno un giorno di libertà. Voi siete nati liberi, ma dovete difendere la vostra libertà ogni giorno”.
Ecco cosa ha dichiarato Rula Jebreal ai giornalisti: